ASCENSIONE ANNO A
Dal Vangelo secondo Matteo, 28,16-20.
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
Commento
Leggiamo il brano finale del Vangelo di Matteo, nel quale Gesù Risorto raduna i suoi discepoli in Galilea inviandoli in missione perchè facciano suoi discepoli tutti i popoli. L’evangelista riprende in questi pochi versetti gli elementi principali del suo Vangelo.
Matteo non prende in considerazione l’Ascensione, ma una delle sue componenti, la pienezza di poteri che possiede come Risorto. Si tratta di un potere i cui contenuti erano già stati illustrati precedentemente da Matteo: Egli ha mostrato di possedere l’autorità del Maestro che solo sa dire parole di verità (Matteo, 7,29), l’autorità dell’inviato da Dio che può perdonare i peccati (Matteo, 9,26) e vincere il peccato in tutte le sue forme ( Matteo, 10,1), l’autorità di comunicare questo potere ai Dodici Apostoli. Gesù non viene qui chiamato con il titolo di Signore, però gli si attribuisce una categoria essenziale che di solito è contenuta in quel nome: Egli è appunto il riferimento unico ed assoluto del gruppo dei discepoli.
In quanto Risorto e vincitore della morte, Egli è il sempre presente: è significativo che il Vangelo termini con la frase, che dice il nome nuovo di Gesù: “Io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo”, frase che riprende la profezia dell’Emmanuele (= Dio con noi) citata fin dall’inizio del Vangelo da Matteo, nel sogno di Giuseppe (1,23). Il Risorto è colui che rimane sempre con la sua Chiesa, ne segna indelebilmente l’azione, che partecipa pienamente del potere del Risorto, perchè sostenuta dalla sua presenza indefettibile.
Questa formula richiama il tema dell’Alleanza, tanto più che la scena è collocata sul monte, non nominato, ma che assume un carattere simbolico, a ricordare il monte dell’antica Alleanza, il Sinai: un tema già suggerito in antecedenza, quando Gesù proclama la nuova legge sul monte, come Mosè sul Sinai, in occasione del “Discorso della Montagna” (Matteo, capp. 5-7).
Vi è dunque una continuità di temi, che nel Risorto giungono alla loro piena manifestazione, e che rendono possibile la missione della Chiesa presso tutti i popoli. Perciò la sua azione non si limita all’annuncio della salvezza, ma ne comunica il contenuto attraverso i sacramenti, a partire dal battesimo, che fa degli uomini dei figli adottivi di Dio, fratelli di Gesù e animati dal suo Spirito. Matteo è l’unico a riportare la formula trinitaria, in cui le tre persone divine, come unico principio di azione, cambiano radicalmente la condizione degli uomini. Questi entrano in stretta relazione con la Trinità, grazie al dono dello Spirito, che posatosi su Gesù al momento del suo battesimo, viene loro comunicato, perchè abbiano la forza di comprendere ed attuare quanto Gesù ha insegnato. Lo stesso si può dire dell’Eucarestia, non un rito di puro ricordo che si esaurisce in parole, ma un atto in cui si rende presente ciò di cui si fa memoria.
Sono questi i temi delle prossime domeniche: Pentecoste, Trinità e Corpus Domini, in cui si enucleano le dimensioni presenti nella festa di oggi.