Il monito lanciato durante l’annuale assemblea di ALSEA, la più grande associazione territoriale italiana nel settore dei trasporti, delle spedizioni e della logistica
È stata una riflessione a 360° sull’andamento dell’economia italiana, sulla situazione attuale e sulle possibili ricette future per avviare una vera e propria ripartenza, quella svoltasi durante l’annuale assemblea di ALSEA (Associazione lombarda spedizionieri e autotrasportatori) – la più grande associazione territoriale italiana nel settore dei trasporti, delle spedizioni e della logistica che rappresenta oltre 700 aziende e 20.000 dipendenti diretti.
Nella suggestiva cornice del Museo dell’Alfa Romeo di Arese (MI), i circa 200 partecipanti – tra associati ALSEA, dirigenti e manager aziendali – hanno assistito a un primo confronto tra Lucia Tajoli, docente di politica economica ed economia internazionale presso il Politecnico di Milano e Giulio Sapelli economista, storico e dirigente d’azienda italiano, che hanno dialogato, tra le altre tematiche, della ripresa economica post Covid e dei vantaggi (e svantaggi) di avere un tessuto composto da PMI, dell’importanza di avere una politica industriale e del ruolo strategico degli investimenti, dell’importanza di un manodopera correttamente formata, della digitalizzazione e del welfare. Un excursus che non ha comunque dimenticato di affrontare il core business dell’associazione, ovvero la difficoltà di costruire una politica strategica dei trasporti, tra diversi livelli delle infrastrutture, nuove tecnologie, intermodalità e investimenti.
La seconda parte dell’assemblea ha visto invece avvicendarsi sul palco, accanto agli economisti e alla presidente Betty Schiavoni, anche Carlo De Ruvo – Presidente Confetra (Confederazione Generale Italiana dei Trasporti e della Logistica), Alessandro Pitto – Presidente Fedespedi (Federazione nazionale delle Imprese di Spedizioni internazionali) e due giovani associati, per un confronto generazionale sulle tematiche affrontate, che ha offerto ulteriori prospettive e spunti di riflessione, in modo particolare sul tema della formazione. “In Italia – ha puntualizzato la presidente di ALSEA Betty Schiavoni – esiste un mismatch tra domanda e offerta di lavoro tra i più alti del mondo industrializzato. Ciò vuol dire che il nostro paese ha creato modelli di riferimento errati. Mancano ingegneri, programmatori, fisici, medici ma anche infermieri, operai, metalmeccanici, idraulici, artigiani e, per quanto ci riguarda, soprattutto autisti. Invertire la rotta è difficile. Occorre ridare dignità a lavori e percorsi di studio considerati ingiustamente di serie B”.
Il settore delle spedizioni e dei trasporti è composto per il 70% da PMI con uno sguardo necessariamente rivolto al commercio internazionale. È necessario capire le innovazioni giuste per avviare un cambio di rotta in un Paese che però ancora vive a due velocità. La ricetta è solo una, darsi una politica strategica che porti il settore ad avere una visione univoca e di lungo raggio, che nel tempo è stata persa.
Ha concluso infine la presidente Schiavoni – “Dal mio punto di vista, è necessario mettere in atto le riforme che l’Europa così fortemente ci richiede (giustizia, fisco, scuola, sanità), così come sono fondamentali una politica industriale di lungo termine e una chiara linea di politica strategica dei trasporti. Per fare ciò occorre, anzitutto, un patto tra tutti i partiti e le forze sociali del Paese per evitare che quanto viene costruito in un momento, venga smontato in un secondo, perché ne va della salute della nostra economia e, di riflesso, del nostro settore. I soldi che lo stato non riesce a utilizzare potrebbero essere consegnati alle imprese con crediti di imposta a fronte di investimenti. Questi potrebbero generare un volano e un aumento di PIL superiore a quello portato da misure economiche recentemente introdotte. Questa, a mio avviso, sarebbe la grande rivoluzione di cui avremmo bisogno”.