Di Sara Carrara
Per quasi tutti è un innocuo piacere, che scalda il cuore e l’atmosfera, rilassa ed aiuta a lasciarsi andare. Per qualcuno invece, può diventare una trappola mortale, un tranello subdolo che scatta in modo quasi impercettibile; spesso, in particolare per le donne: dopo un trauma affettivo, un abbandono, un amore sbagliato, una storia finita male.
Per gli alcolisti la battaglia diventa a poco a poco una presenza di cui non si può fare a meno. Un amico che non tradisce- e alla fine l’unico amico. Un popolo di fuggiaschi quello degli alcolisti, che per paura, per incapacità di affrontare la vita e la realtà odierna si rifugiano nell’alcool è nella sua forza fittizia. Difficile, se non impossibile stabilire quanti siano nel nostro paese perché molto spesso chi beve lo fa in solitudine. Difficilmente lo ammette e nasconde la sua dipendenza talvolta persino a sé stesso. Il popolo silenzioso degli alcolisti sale così alla ribalta soltanto quando arriva nei reparti ospedalieri.
L’incidenza dell’alcolismo viene valutata in base al consumo di alcolici e soprattutto, in relazione alla mortalità. Questa, in Italia, varia molto da regione a regione, ed è decisamente più alta al Nord. In totale, comunque, muoiono ogni anno per alcolismo 20/ 25 mila persone di cui un terzo sono donne; un quadro allarmante, dunque, anche se lo si guarda al femminile soprattutto perché la percentuale delle donne dedite all’alcool è in costante aumento: c’è da chiedersi quanto grande sia in realtà l’esercito dell’alcoliste nascoste nell’ombra, di quelle 8.000 che ogni anno annegano sé stesse in un bicchiere.
L’alcool è un potente anestetico, si beve per frustrazione o per solitudine; e c’è un profondo legame tra alcolismo e amore perché là, dove c’è l’alcool- l’amore non c’è. Al suo posto subentra l’isolamento: sia dalle emozioni positive, sia da quelle negative. Così l’alcolismo, che spesso nasce dalla mancanza di amore, finisce per inibire del tutto la capacità di amare: gli altri, ma prima ancora se stessi. Se l’amore va e viene, la bottiglia invece non abbandona, c’è sempre, da calore, compagnia, è un rifugio che offre protezione dal mondo. Ma quando ci si innamora di una bottiglia non resta più spazio per nient’altro. La realtà a poco a poco si allontana fino a sparire e l’alcool diventa surrogato dell’amore di oggi, da quello di ieri e di 30 anni prima.
Ma se è vero che l’uso di farmaci può giovare solo come supporto e la stessa psicoterapia spesso non risolve il problema, è altrettanto vero che l’alcolismo è un incubo della quale si può uscire. Certo è che alcolisti si resta per tutta la vita, e per questo è essenziale imparare a vivere l’oggi, ad essere sobri giorno per giorno, 24 ore alla volta, con la consapevolezza che è sufficiente un sorso per far scattare quella molla che sia compulsione: e allora un bicchiere è troppo, ma 10 sono troppo pochi. Il recupero non è facile e dal primo passo, l’ammissione del proprio alcolismo, fino all’accettazione di sé e alla rinuncia all’alcol i tempi possono essere lunghi, ma alla fine più del 90% fra coloro che si rivolgono ai vari centri di recupero, ce la fanno. Ed è un recupero che passa attraverso il coraggio della verità, per imparare ad amarsi davvero.