CRISTO RE 2018
Dal Vangelo secondo Giovanni, Gv. 18,33-37.
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
Commento
Pilato era stato inviato a governare una provincia difficile, dove le spinte rivoluzionarie erano frequenti. Questa effervescenza rivoluzionaria spiega la domanda che Pilato rivolge a Gesù, se è Re, cioè se è il capo di un movimento di ribellione contro gli odiati dominatori romani. Questa del resto era il contenuto dell’accusa con cui Gesù gli era stato consegnato dalle autorità religiose per ottenere la condanna a morte, che solo Pilato aveva il diritto di emettere. In realtà sappiamo che questa accusa era falsa, perché Gesù si era proclamato Messia ma in un senso spirituale.
Gesù si era fissato un compito superiore che andava al di là del politico: rendere testimonianza alla Verità, a quella dimensione trascendente che dà consistenza ed autenticità alle cose, senza la quale esse sono destinate a trasformarsi in strumenti negativi e dannosi, spesso all’origine di tante tragedie. Nel rendere testimonianza alla Verità, Gesù vuole proclamare anche la Verità della politica. cioè la politica vera. Questa proclamazione genera inevitabilmente un confronto con Pilato, rappresentante di Roma, la dominatrice del mondo, che pretendeva di fare da maestra nel campo politico e quindi di non avere bisogno di apprendere la vera politica da un oscuro profeta di Palestina.
Gesù si presenta come Re in catene, disarmato alla totale mercè di Pilato. Vuole insegnare che la politica non trova la sua sicurezza sulla potenza delle armi. Esse diventano il pretesto per alimentare prepotenze, sfrenate ambizioni di conquista e continue guerre. La pace si persegue con la diminuzione delle armi, non con il loro indiscriminato aumento! Pilato è rappresentante della prima potenza militare del mondo antico; gli riesce difficile condividere l’opinione di Gesù.
Gesù si presenta come umile e mite operatore di pace. Non vuole attuare la politica del terrore, ma perseguire orizzonti di pace, di ascolto, di collaborazione e di rispetto tra i popoli. Non si cercano pretesti per litigare; si cerca di prendere in considerazione i legittimi desideri degli altri. Pilato è il rappresentante di un potere che afferma: “Se vuoi preservare la pace, prepara la guerra”: la teoria della guerra preventiva. Invece che far cessare le guerre, essa ne determina tante altre.
Gesù si presenta davanti a Pilato come il condannato, come colui che è pronto a sacrificare la sua vita per la causa del Regno di Dio. Egli fa della sua vita un dono per insegnarci che la politica è un servizio al prossimo soprattutto per i più deboli, per i poveri. Questo esige la maturazione di un profondo spirito di servizio, come aveva tante volte affermato: “Chi vuole essere il primo si faccia ultimo e servo di tutti”. Invece Pilato è il rappresentante di una potenza che tiranneggia, che esige incondizionata sottomissione, che ricerca la sua gloria e fa alleanza con i potenti.
Ma la cosa più terribile è la “Ragion di Stato”. Per ragioni di potere e di convenienza si sacrificano gli innocenti. Ora proprio questa è la scelta di Pilato, che obbedisce alla Ragion di Stato. Ha compreso che Gesù non è un capo politico e non costituisce un pericolo per Roma, per cui dovrebbe liberarlo. Ma non può fare a meno di sacrificarlo per mantenere la pace con le autorità ebraiche che lo vogliono morto. Gesù è testimone della verità anche per questo: accetta di morire, vittima di ingiustizia.