Avrebbe compiuto 26 anni fra poco più di un mese. Sandra Bianchi, nata a Lovere ma residente a Darfo, nel Bresciano, è caduta per 600 metri, il 14 giugno alle 8.30 circa, dalla vetta del Gran Zebrù, sulla cresta che separa la Valtellina dall’Alto Adige. Con lei c’era il suo maestro di alpinismo Bruno Fontana, sessantenne di Darfo, da cui ha appreso le tecniche per muoversi in sicurezza tra lastre di ghiaccio e placche di roccia e con cui ha condiviso tante escursioni di livello.
Per raggiungere la cima del Gran Zebrù erano partiti alle 3 di notte. Il tragico incidente è avvenuto durante una sosta per rifocillarsi: pare che la giovane abbia perso l’equilibrio e sia precipitata. Il compagno di cordata ha lanciato subito l’allarme, preso in consegna dal 112 di Bolzano che ha allertato subito la squadra di Solda. Con l’aiuto dell’elicottero Pelikan3 i soccorritori hanno raggiunto l’alpinista e il corpo senza vita della 26enne. La salma è stata trasportata prima a Solda e poi a Silandro.
Sandra viveva da sola a Montecchio, frazione di Darfo: si manteneva lavorando in una piadineria all’interno del centro commerciale Adamello. Si è sempre data da fare per essere autonoma, raccontano i famigliari, e la passione per la montagna ce l’aveva nel cuore. Aveva tre fratelli, tutti più grandi di lei. La primogenita Erika (che ha una figlia, Alessia), Luca, che si è trasferito da tempo in Nuova Zelanda, e Dario, che vive nel Modenese. Il papà Luciano abita a Darfo e la mamma, Claudia, a Rogno.