TRINITA’ ANNO B
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani, 8,14-17
Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.
Dal Vangelo secondo Matteo, 28,18-20.
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
Commento
Nella scena finale del Vangelo di Matteo, Gesù convoca i suoi discepoli su un monte e qui afferma solennemente che gli è stato conferito ogni potere in cielo e in terra. Questa pienezza di potere significa che Egli è l’inviato del Padre; da Lui solo conosciuto perfettamente, parla autorevolmente e agisce in suo nome con la facoltà di rimettere i peccati. Munito di questi poteri, convoca sul monte i suoi discepoli. Questa iniziativa ricorda quella che Dio aveva fatto con Mosè sul Sinai allo scopo di stringere un’Alleanza eterna con il popolo d’Israele e far conoscere le tavole della Legge [I Dieci Comandamenti].
Così Gesù raduna i suoi discepoli e li invia nel mondo, perchè tutti i popoli sono chiamati a formare il Nuovo Israele. Ad essi va annunciata la Nuova Legge, che completa e perfeziona i Dieci Comandamenti, e con essi va stipulata un’Alleanza Eterna, con la quale Gesù garantisce la sua presenza tra gli uomini fino alla fine della storia. Viene in tal modo realizzata la profezia di Isaia, che aveva definito Dio, come l’Emmanuele, cioè il “DIO CON NOI” (Isaia 7,14). Se l’Antica Alleanza era siglata da un segno sulla carne, la circoncisione, la Nuova è realizzata dal battesimo, dal lavacro compiuto nel nome del Padre, Figlio e Spirito Santo. Essi sono l’unico Dio perchè legati dal mistero di un Unico e Infinito Amore, su cui si fondano i loro rapporti di perfetta uguaglianza nella condivisione dell’unica divinità. Questi rapporti appaiono nel corso della storia di Gesù, fin dal battesimo ricevuto da Gesù nel fiume Giordano. L’evangelista Matteo racconta che in quel momento il Padre fa udire la sua voce dal cielo e proclama Gesù come il “Figlio prediletto”, oggetto di tutta la sua compiacenza, mentre lo Spirito Santo scende su di Lui sotto la forma di colomba per ispirarne l’azione di perfetta adesione alla volontà paterna (Matteo, 3,13-17).
Il battesimo, che Cristo comanda di conferire nel nome della Trinità, crea in ogni uomo effetti analoghi. Con esso l’uomo entra nella vita di Gesù, il quale comunica a noi la sua condizione di Figlio. La nostra condizione creaturale è superata grazie all’adozione filiale: l’Amore con il quale il Padre ama Gesù dall’eternità, viene riversato su di noi povere creature. Gesù afferma addirittura che è il medesimo. Egli non si mostra per nulla geloso, anzi dichiara esplicitamente di essere venuto a donare la sua vita per rendere testimonianza all’infinito Amore che il Padre nutre verso di noi. Ogni uomo deve sentirsi perciò amato come figlio di Dio al pari di Gesù. Per questo Egli ci ha comandato che la nostra preghiera a Dio inizi con la sua stessa invocazione “ABBA”, cioè “PADRE”, perchè come Lui e in Lui ci sentissimo Figli e Fratelli e che nello Spirito Santo condividessimo l’unica e medesima carità.
Questo è spiegato molto bene da S. Paolo nel breve ma intenso brano della lettera ai Romani, sopra citato. Le sue espressioni vogliono descrivere il culmine dell’opera salvifica di Dio: l’umanità peccatrice e ribelle viene accolta come il Figliol prodigo nella casa paterna, perchè viva del perdono e della misericordia di Dio già in questa vita e in quella eterna. Lo spirito dell’uomo subisce una trasformazione radicale: da schiavo ed estraneo diventa figlio, chiamato ad una familiarità inaudita con Dio, a cui è autorizzato a dare del “TU”.