PILLOLE DI DIRITTO COSTITUZIONALE
La Costituzione: una rubrica per imparare a conoscerla, capirla, rispettarla e riformarla in modo accorto e consapevole
Si sfoglia un giornale, si guarda un notiziario, si compra una rivista o si sbirciano le grida che i politici politicanti pubblicano sui loro canali: ovunque si parla di Costituzione. Costituzione lì, Costituzione là, riforma qui, riforma qua, incostituzionale su e incostituzionale giù… è un quotidiano tormento, una nenia litanica asfissiante e ormai neanche più tanto nuova. Ne abbiamo sentite e vissute di tutti i colori per questa benedetta Costituzione: tutti ne parlano, tutti la amano, tutti la contestano e tutti la sventolano e dichiarano di agire in suo nome.
Ma la realtà è questa: che siamo tutti degli analfabeti costituzionali. I politici parlano e parlano, ma non sono neanche più consapevoli del significato delle proprie asserzioni. Pochi di loro hanno frequentato l’università e praticamente nessuno fa ricerca e dedica la propria vita allo studio e alla conoscenza. Al massimo hanno un diploma di maturità, conseguito anni or sono in qualche liceo in cui non si studia neanche l’ABC del diritto. Oppure avranno fatto, in modo sbrigativo e alla fine dell’anno, due lezioncine di Cittadinanza e Costituzione tenute dal professore di fisica che gli ha spiegato che la-bandiera-italiana-è-un-tricolore-verde-bianco-rosso.
Un virus che ha infettato anche molti giornalisti, pensatori e intellettualoidi della prim’ora che s’improvvisano esperti costituzionalisti quando magari non sanno neanche che differenza c’è tra mozione e questione di fiducia e che, anziché dire flagranza di reato, dicono fragranza di reato. Bello, non sapevo che i reati avessero un profumo. E ditemi… è buono? Di che cosa sa? Di frutti di bosco? Aspetto una risposta, sono molto curioso!
Sono ormai quarant’anni che si parla di “grande riforma”. Il primo fu Bozzi con la sua travagliata bicamerale, poi De Mita e la Iotti e D’Alema con altrettante disastrose bicamerali che anziché produrre ciambelle hanno sfornato solo buchi. “Ci vuole una grande riforma” tuonava Craxi, prima di fare una brutta fine…
Nel 2001, la riforma del TITOLO V: l’art.117, che disciplina i pilastri dell’ordinamento regionale, è stato stravolto con una riforma pasticciata che, comunque, ha introdotto delle migliorie non indifferenti. Ma sempre di riforma pasticciata s’è trattata. Per questo Berlusconi ci ha provato un’altra volta con una riforma bocciata nel 2006 ad occhi chiusi dagli italiani. Dieci anni dopo sono arrivati al trotto anche Renzi e la Boschi… altra riforma, altro cambiamento, altro referendum, altro buco nell’acqua. E poi, ecco l’armata Brancaleone della terza-repubblica: i figli del governo-del-cambiamento, dell’apriamo-il-palazzo-come-una-scatoletta-di-tonno. Loro sì, ce l’hanno fatta. Ce l’hanno fatta, loro, a tagliare le gambe alla democrazia rappresentativa. Bravi! Sono proprio stati bravi, i ragazzi del Vaffà.
Non raccontiamoci storie: la conoscenza giuridica dell’Italia è infima, quasi nulla. Eppure, a parole, siamo tutti degli esperti. Visto che – da studente universitario di Giurisprudenza – sto compiendo studi approfonditi di diritto costituzionale, mi sembra corretto analizzare questa nostra Costituzione studiandola nei minimi dettagli per capire i perché e i per come. Non credo, infatti, che si possa essere dei cittadini consapevoli e maturi se non si è in grado di conoscere ed interpretare gli articoli della Costituzione. Sono 139: 139 articoli che, nonostante la loro compattezza, sono alla base della nostra vita quotidiana. Tutto quello che succede e che facciamo, seppur indirettamente, trova un fondamento nella Costituzione. Perché lei è la madre, la madre di tutto l’ordinamento giuridico: se non la conosciamo non la capiamo e se non la capiamo andiamo in giro a dire stupidate.
Certo, è vero, la Costituzione deve essere riformata. Oggi come oggi presenta degli aspetti facinorosi, anacronistici e assolutamente antitetici con i concetti di ottimizzazione, efficienza e certezza del diritto. Ma non è una semplice legge che si può modificare a sentimento, perché ogni sua modifica ha delle serie ripercussioni su tutta la nostra vita istituzionale. Non è uno scherzo: prima di cambiare, bisogna capire cosa si vuole cambiare.
Per questo motivo, d’ora in avanti pubblicherò periodicamente sulle colonne di Bergamo.info una serie di articoli che spiegano, spero in modo chiaro ed esauriente, alcuni aspetti fondamentali di diritto costituzionale. Questa rubrica prenderà il nome di “Pillole di diritto costituzionale” e queste pillole – autentici vaccini contro l’analfabetismo costituzionale – verranno pubblicate tutte le settimane il mercoledì e il sabato mattina (con eccezione del 26 dicembre) a partire dal 12 dicembre.
Sia chiara una cosa: io non sono un costituzionalista, sono solo un ragioniere che sta studiando legge alla Statale di Milano. Però, credo di essere ugualmente legittimato a studiare diritto costituzionale e di esporre brevemente, per chi vorrà, le dinamiche più interessanti e dirette di questa materia affascinante. Lo studio e l’analisi, infatti, sono gli unici strumenti di cui disponiamo per dichiarare guerra all’analfabetismo costituzionale che da sempre assilla questo nostro grande ma tormentato Paese.
Appuntamento sabato 12 dicembre con: “La Costituzione, quale sconosciuta!”
Si tratterà degli aspetti fondamentali di una Costituzione e del Potere Costituente
Alessandro Frosio