Per i ristoratori bergamaschi era una certezza, spesso un amico: uno dei pochi giornalisti di riferimento, e da quasi 50 anni, per il settore dell’enogastronomia. Che amava e che aveva cominciato a seguire con passione, misura e cultura quando ancora non c’era tutto la prosopopea dei giorni nostri attorno al mondo della cucina. Tutti conoscevano Roberto Vitali, venuto a mancare nella notte tra mercoledì 18 e giovedì 19 novembre all’ospedale Papa Giovanni, dopo 17 giorni di ricovero. Era malato da tempo, ma ha scritto fino a fine ottobre per L’Eco di Bergamo. Era rimasto vedovo nel 2008 per la prematura scomparsa della moglie Angelica. Aveva accusato il colpo. Poi, lentamente, la ripartenza, anche se il suo sorriso dolce è diventato un poco più triste, da allora.
Già direttore di Teleorobica e cofondatore con Alberto Lupini della rivista Bergamo a Tavola, poi diventata Lombardia a Tavola (da lui diretta dal 1986 al 2002) e infine Italia a Tavola, per tanti era il “professor Vitali”, per via dell’insegnamento esercitato in gioventù alle medie di Ciserano, dove era nato il 1° gennaio 1946. Si era laureato in lettere all’Università Cattolica di Milano, ma dopo qualche anno di insegnamento la passione per il giornalismo ha preso il sopravvento, anche sa la tendenza pedagogica a istruire, i lettori e non li alunni, gli era un po’ rimasta.
Il suo stile giornalistico era chiaro e allo stesso tempo meticoloso. Evitava di bacchettare le cucine che non lo convincevano: preferiva evidenziare le pecche sotto forma di suggerimenti al ristoratore. Non amava la logorrea dell’interlocutore: l’invito a “stringere” faceva parte del suo modo di fare talvolta sbrigativo ma mai risentito, ne ipocrita. Una persona perbene, un vero signore, mai sopra le righe, mai cedevole all’invidia. Entrava subito in empatia con le persone, sapeva essere generoso e altruista. Sabato 21 novembre, alle 10, l’estremo saluto nella chiesa di Colognola.