DOMENICA XVI ANNO A
Dal Vangelo secondo Matteo, 13, 24-33.
In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».
Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Commento
Attraverso le parabole Gesù continua a descriverci le caratteristiche insospettabili del Regno di Dio. I suoi contemporanei pensavano ad un Regno nella potenza; Egli parla della fatica del seminare, dell’attesa paziente del frutto e della qualità del terreno sui cui cade il seme. La vita di Gesù è stata tutta una seminagione di bene, che ha toccato il culmine con la sua Morte e Risurrezione. Non uguali sono stati i risultati, perchè dipendono dalla qualità del terreno. Con la parabola odierna Gesù ritorna sul tema del seme buono e fecondo, che trova difficoltà nella crescita, perchè deve lottare con il seme della zizzania, che cresce in contemporanea ed è di ostacolo.
Il brano pone una domanda: perchè il Ragno di Dio non elimina subito il male? Perchè tollera l’erba cattiva? I Farisei ritenevano che fosse necessaria una netta separazione tra bene e male. Essi avevano la pretesa di costituire un popolo santo di osservanti della Legge,separato dalla massa dei peccatori impuri, da cui si tenevano lontano anche fisicamente. Rimproveravano perciò Gesù la tolleranza e la frequentazione dei peccatori. Ma la loro era un’illusione, perchè in realtà al male non si possono porre precisi confini nè di spazio, nè di persone.Il male esiste all’interno delle nostre coscienze, in ciascuno di noi. L’uso cattivo della libertà è possibile in ogni azione, perchè l’essere umano non è sempre così forte da resistere con continuità agli impulsi disordinati. Anzi il male è talmente subdolo da travestirsi di bene, quando l’agire è motivato da sentimenti negativi. Ricordiamo i forti richiami di Gesù ai farisei, che rendevano le pratiche della legge, la preghiera, il digiuno e l’elemosina, motivo di esibizione e di ostentazione. In realtà essi erano più peccatori dei pubblici peccatori che detestavano. Direi che questo difetto è presente in tutti, benchè in misura diversa.
Se il male è così pervasivo ed esige grande vigilanza, sorge spontanea la tentazione di negarlo. Questo può avvenire in due modi: con il mancato riconoscimento della negatività delle proprie azioni, col giustificare e ritenere bene ciò che oggettivamente è un male. In secondo luogo facendoci un’idea molto ridotta del proprio dovere, per cui facilmente ci sentiamo giusti.
Gesù ci ha rivelato attraverso il suo esempio l’altezza del bene, cioè dell’amore, capace di rinnovare il cuore umano, gretto, avido, superbo. Non per nulla Gesù accenna al piccolo seme destinato a diventare una grande albero e al lievito che fermenta una massa che diversamente diventerebbe amorfa. Il compito dell’uomo è quello di intraprendere un cammino di rinnovamento. Siamo chiamati ad una crescita lenta ma continua attraverso il lievito di Gesù, che ci trasforma a poco a poco rendendoci immagini più somiglianti di Lui. Invece che vantarci di essere perfetti alla maniera dei farisei, dovremmo avvertire di più la zizzania che è in noi e nutrire un desiderio sempre più grande di liberarcene. Finchè viviamo siamo buon seme e zizzania contemporaneamente. Solo Lui alla fine della nostra vita completerà l’opera, strappando totalmente il male dal nostro cuore.