DOMENICA DELLE PALME ANNO A
II Corinzi, 4, 7-12.
Però noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. 8 Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; 9 perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, 10 portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. 11 Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo esposti alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù sia manifesta nella nostra carne mortale
Commento
Ho scelto questo testo di S. Paolo come riferimento ad una domanda che tutti ci poniamo in questi giorni: perchè tanta sofferenza? Per l’evidente assurdità del male, molti rifiutano che il mondo sia fondato su un ordine razionale; si è propensi a credere al dominio di un destino cieco al quale occorre rassegnarsi. Anche i credenti in una Provvidenza divina non riescono a spiegarsi l’esistenza del male, inconciliabile con la bontà divina. Eppure abbiamo bisogno di una giustificazione, non possiamo vivere senza trovare una risposta soddisfacente al male da cui siamo colpiti, altrimenti tutto cadrebbe nell’assurdità.
Nella Bibbia il problema del male è molto presente e viene trattato nel libro di Giobbe, risalente a qualche secolo prima di Cristo. Giobbe è un uomo giusto che si è visto travolgere da disgrazie che hanno distrutto la sua famiglia e lo hanno ridotto in estrema povertà. Egli non meritava tale castigo, perchè si era sempre comportato correttamente, perciò si lamenta con Dio. Questi gli risponde, richiamando la profondità dei suoi disegni, l’impossibilità dell’uomo di comprendere la sua sapienza. Invita Giobbe a riconoscere la sua grandezza e a fidarsi di Lui, il creatore di tante bellezze donate al’’uomo.
Egli si è fatto conoscere al popolo d’Israele come il Dio dell’Alleanza, con il quale si è legato con un patto indissolubile. Non sempre Dio rivela i tempi e i modi della sua protezione, ma non si può dubitare della sua fedeltà e del suo amore. Egli è il padre affettuoso, che ama i suoi figli [Salmo 103,13]; è il Buon Pastore che guida il suo popolo ai pascoli verdeggianti e ad acque tranquille: Salmo 23 [Il Signore è il mio Pastore].
La cura di Dio per il suo popolo si è realizzata nel modo più alto con Gesù, il quale ha voluto condividere integralmente il destino dell’uomo, compreso il male. Inviato a rivelare il volto buono del Padre, è stato condannato come un bugiardo e falso profeta. Egli ha accettato questa gravissima ingiustizia, rimettendo la sua causa nelle mani del Padre. nel momento supremo della morte: “Padre nelle tue mani consegno il mio spirito” [Luca, 23,14]. Gesù sulla croce realizza il massimo della vicinanza con l’umanità e al tempo stesso apre un nuovo destino all’uomo con la Pasqua di risurrezione. Questa è l’esperienza fatta dagli apostoli in quei giorni drammatici, che rievochiamo in questa settimana santa. Essi sono passati dalla disperazione più nera del venerdì di passione alla gioia della Pasqua, il segno della vittoria definitiva sul male e sulla morte.
Nella Pasqua si stabilisce la Nuova ed Eterna Alleanza tra Dio e gli uomini, si compie l’atto supremo di Amore nei confronti dell’uomo. L’apostolo Paolo, il persecutore a cui era apparso Cristo risorto sulla via di Damasco, ne era perfettamente consapevole. Egli viveva nella certezza di essere oggetto di un amore che non sarebbe mai venuto meno. Questo amore lo sosteneva e lo ispirava: “Questa vita che vivo nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me” [Galati, 2, 20], Questa sicurezza gli dava la forza di affrontare ogni avversità; non gli erano risparmiate sofferenze, ma sapeva di essere amato da Gesù e che da questo amore non sarebbe mai stato separato. Questo gli bastava e gli impediva di cadere nella disperazione: “Io sono convinto che nè morte, nè vita … nè alcun altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Cristo”. [Romani, 8, 38-39].
Al problema del male Dio Padre risponde presentando il suo Figlio crocifisso, morto per amor nostro, vittima e vincitore del peccato e della morte