Lo hanno ripetuto in molti in questi giorni: i dati statistici, soprattutto quelli relativi al numero di decessi, non sono verosimili. I morti sarebbero molti di più di quelli effettivamente dichiarati. «I numeri ufficiali che tutti i pomeriggi la Regione Lombardia, la Protezione civile e l’Istituto superiore di sanità comunicano agli italiani non rappresentano la realtà che il territorio di Bergamo sta vivendo – denunciano Roberto Rossi, segretario generale della Fp-Cgil provinciale, e Gianni Peracchi, segretario generale della Cgil di Bergamo -. Raccontano solo una parte, una piccola parte, di una triste sequenza di decessi». L’analisi è stata condotta anche sulla base delle informazioni raccolte tra i delegati sindacali e i propri lavoratori in decine di strutture sanitarie sul territorio. «Lo hanno già detto chiaramente alcuni sindaci della nostra provincia, a partire da Giorgio Gori – proseguono Rossi e Peracchi -. Nei numeri ufficiali vengono inseriti “solo” i decessi di persone a cui è stato precedentemente effettuato il tampone ma chi muore a casa, o durante il trasporto in ospedale e nelle Rsa, non è conteggiato. Il dato vero lo avremo quando i Comuni bergamaschi pubblicheranno il saldo demografico al 31 dicembre 2020 e potremo confrontarlo con i saldi degli anni precedenti. Ma già oggi possiamo dire che i numeri ufficiali andrebbero probabilmente moltiplicati per almeno cinque volte».