DOMENICA V PASQUA ANNO C
Dal Vangelo secondo Giovanni , 13,31-35.
Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
Commento
La raccomandazione di Gesù «Che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» è resa ancora più solenne dalla circostanza in cui è pronunciata: il tradimento di Giuda. Gesù reagisce riaffermando il suo amore senza limiti che vince ogni forma di odio. Il comandamento dell’amore aveva conosciuto espressioni alte nell’Antico Testamento e in altre culture antiche, tuttavia Gesù parla a ragione di un Comandamento nuovo, perchè le modalità del suo amore sono spinte al limite estremo. Inoltre il soggetto amante non è una semplice creatura, ma il Figlio dell’Uomo, cioè Colui che possiede una dignità divina ed accetta per amore il massimo dell’umiliazione perdonando. Ci può essere un Amore più grande? I discepoli, cioè i cristiani sono chiamati a vivere secondo questo stile, che costituisce la loro documento di riconoscimento, la loro carta d’identità. Si tratta di un compito terribile ed impegnativo, nel quale risultiamo sempre inadeguati. Possiamo provare a fare qualcosa di significativo: Gesù è un Maestro comprensivo verso i nostri limiti.
L’umanità è entrata in una fase di stretti rapporti e di interdipendenza, che fa emergere nuove problematiche. Cito un esempio concreto: la reazione minacciosa di un intero quartiere di Roma contro l’assegnazione di un appartamento ad una famiglia Rom. Leggendo le cronache ci si rende conto come questa realtà non sia facile. Ci sono stati errori degli amministratori e dei politici, che non sempre hanno saputo gestire al meglio queste situazioni; ci sono poi i Rom, alcuni dei quali sono stati sorpresi in furti. Ciò spiega, almeno in parte, la rabbiosa reazione popolare. Tuttavia non sembra che questa fosse giustificata nel caso specifico. Quella famiglia Rom era assegnataria secondo i criteri della legge italiana; il capofamiglia esercita un mestiere lecito; i figli studiano e si preparano ad una professione. Siamo di fronte ad un fenomeno di integrazione da cui la società italiana può trarre beneficio. Bene ha fatto papa Francesco a ricordarci i valori cristiani ed umani, ricevendo questa famiglia.
A complicare le cose si mette anche la strumentalizzazione politica, che incoraggia la paura ed il risentimento, inducendo di fatto a chiusure ingiustificate e ad un disprezzo verso gli stranieri, che può creare forme più o meno palesi di razzismo. I cristiani devono fare attenzione a questo, pena la perdita della loro identità, che consiste nel praticare l’amore di Gesù.
E’ indubbio che l’accoglienza va regolata, secondo le possibilità di accoglienza di un paese, e non esercitata in maniera indiscriminata, perchè ne va di mezzo l’ordine pubblico. Questo principio è stato affermato anche da papa Francesco nel messaggio per la GIORNATA DELLA PACE DEL 1° GENNAIO 2018. Inoltre gli stranieri accolti devono rispettare le leggi del nostro paese, non discriminatorie però, ma coerenti con la Costituzione. Queste leggi devono essere rispettate anche dagli Italiani. Non sono mancati casi di eccessivo favoreggiamento verso gli stranieri – da cui lo slogan “Prima gli Italiani” – ma non sono mancate restrizioni ingiustificate e nemmeno abusi e sfruttamento degli Italiani nei confronti degli stranieri: lavoro nero sottopagato; affitti eccessivi in alloggi fatiscenti. L’osservanza della legalità da parte di tutti, l’equilibrio e la saggezza nelle decisioni devono però essere sorrette dal senso di fraternità evangelica e non dalla paura o dal disprezzo per una loro vantaggiosa e umana applicazione.