In una fredda serata autunnale lombarda, al ristorante Giò di Seriate (Bergamo) è arrivato e si è sentito il calore della terra di Sicilia grazie ai vini prestigiosi dell’azienda Firriato abbinati ai piatti marinari (e non solo) dello chef-patron Giovanni d’Auria.
A rappresentare l’azienda siciliana fondata da Salvatore Di Gaetano negli Anni Ottanta, Francesca Masako Matsumura, area manager per il Nord/Est Italia, che ha intrattenuto i commensali raccontando dei circa 320 ettari vitati di proprietà dell’azienda suddivisi in sette diverse tenute distribuite tra la provincia trapanese, l’isola di Favignana e le pendici dell’Etna. Ha spiegato anche come in cantina vengono impiegate le più moderne innovazioni tecnologiche al fine di ottenere prodotti di grande carattere nel pieno rispetto dei vitigni autoctoni e delle caratteristiche intrinseche dei grappoli.
Lo chef D’Auria parte con uno dei suoi piatti più di successo, “Astice alla Catalana nella versione di Giò” servito con verdurine croccanti, cipolla rossa di Tropea, pomodori datterini, che ben si sposa con il perlage raffinato a grana sottile e di chiara persistenza del Nerello Mascalese in purezza nel Metodo Classico Brut Blanc de Noirs Doc “Gaudensius”.
Si prosegue con il “Cubo d’orata pescata con gambero rosso di Sicilia e porcini”: mare e terra si incontrano nel piatto, esprimendo al meglio i contrasti dei due mondi, a cui non poteva che essere abbinato il “Cavanera – Ripa di Scorciavacca” Etna Bianco Doc con la sua chiara matrice vulcanica ben marcata, dettata da una elegante sapidità e raffinata fragranza.
Come terza portata “Giò” propone il suo “Pacchero di Gragnano con ragù di cernia, olive taggiasche e scorzetta di lime” in abbinamento ad un fantastico “Jasmin” 100% Zibibbo (secco) Igt che mette in bottiglia tutto il fascino del Mediterraneo in maniera quasi sensuale e seduttiva.
Si passa poi ai secondi piatti con un “Totanello ripieno di formaggio Bagòss con telline pescate e pomodoro fresco” abbinato ad un Etna Rosso Doc “Cavanera – Rovo delle Coturnie” (Nerello Cappuccio e Nerello Mascalese) che riposa per un anno in botti di Slavonia ed affina poi per altri 6 mesi in bottiglia: un piccolo gioiello dell’Etna alla portata di tutti.
Ultima portata prima del dolce, “Tartare di Fassona piemontese con carciofi fritti” , al quale è stato abbinato uno dei vini “Premium” dell’azienda, il Perricone Doc “Ribeca”: complesso, elegante, fine, ottenuto da barrique di rovere francese…ma qui la Sicilia si sente!
Come dessert la cucina propone un “Cerchio di pasta frolla al cioccolato con nocciole, mascarpone e caffè” che viene accompagnato da un Passito Naturale di Zibibbo, “L’Ecrù”, per il quale viene utilizzata la particolare tecnica dell’infusione degli acidi passiti nel vino che gonfiandosi cedono il loro prezioso apporto aromatico dando vita ad un vino estremamente equilibrato.
La serata è stata un successo. I 32 ospiti escono dal locale ed i loro sorrisi parlano chiaro: raccontano la personalità di una azienda produttrice di vino che ha fatto della sua passione per una terra la propria vita; raccontano anche di uno chef emergente, che forse poi emergente non è più, che ha fatto dell’amore per il proprio lavoro una vera professione, continuando a proporre una cucina capace di evolversi costantemente negli anni, senza mai accontentarsi, ricercando nuovi sapori, abbinamenti ed accostamenti sempre differenti, mettendo di fatto il cuore in ogni piatto.
NELLA FOTO LO CHEF GIO’ CON L’AREA MANAGER DI FIRRIATO.
TESTO DI FABIO ROTA
FOTO DI GIUSEPPE FIORONI