Solitamente sono nazionalista anche per quanto riguarda la produzione di vino. Preferisco valorizzare i vini italiani, sempre più interessanti e buoni, ma ogni tanto accetto di degustare i prodotti dei cugini francesi, che certamente hanno una tradizione vinicola molto più antica della nostra e, su certi prodotti, sono ancora imbattibili.
E’ successo l’altra sera durante una cena “di addio all’estate” nel fresco giardino del ristorante “La Caprese” dell’inossidabile Bruno Federico a Mozzo, periferia di Bergamo. Una cena abbinata a un Cremant del Bourgogne e a due Champagnes di un piccolo produttore di Villers Marmery, sulle Montagne di Reims. Un produttore di nicchia, Boutillez Vignon.
Il suo Champagne Brut Premier Cru è stato abbinato a un piatto di spaghetti di Gragnano con vongole veraci e zucchine novelle con il loro fiore. Tutto valido ma non eccezionale.
Eccezionale sì quello che è seguito, lo Champagne Rosé Premier Cru, abbinato a “moscardini veraci preparati al pignatiello”. Ebbene, sappiamo tutti che il consumo del vino spumante rosé è in aumento, in Italia come in Francia, forse anche grazie alle preferenze di questa tipologia di vino decretata dal pubblico femminile. Sappiamo che il costo di un rosé è superiore, sappiamo che per fare un buon rosé ci vuole preparazione, competenza, materia prima ottima, tempismo. Non per nulla è chiamato “il vino di una notte”, perché la pigiatura dell’uva è sottilissima e deve durare quelle poche ore che bastano per dare colore, profumo e sapore al prodotto finale.
Un lavoro ben riuscito a Boutillez Vignon, una piccola azienda che ha una produzione totale di Champagne poco oltre le 30 mila bottiglie. Importatore ufficiale in Italia è l’Enoteca di Carlo Cattaneo a Carate Brianza in provincia di Monza. Per l’enoteca è intervenuto alla serata Aronne Cereda, grande esperto di vini, che ha illustrato le particolarità di terreno, coltivazione, vendemmia, spremitura e conservazione sui lieviti che fanno grande il Rosé di questa Casa francese. Chapeau.
Per quanto riguarda la cucina caprese di Bruno Federico, ha avuto i consensi più alti l’antipasto di apertura, un plateau con crudité di pesci e crostacei marinati alla maniera dell’isola di Capri. Per finire una fresca crostata di fichi ha chiuso una serata interessante, arricchita anche dalla musica dal vivo di Gianfranco Maffi al pianoforte.
NELLA FOTO, ARONNE CEREDA TRA ANTONELLA E BRUNO FEDERICO