Già pensato nel 2013 sotto la presidenza di Enrico Rota, è stato presentato in questi giorni, fresco di stampa, sotto la presidenza di Emanuele Medolago Albani, il volume che celebra i 40 anni del Consorzio Tutela Vino Valcalepio (1977-2017). Il titolo non è originalissimo (“Valcalepio ieri, oggi e domani”) ma le oltre 300 pagine (testi in lingua italiana e inglese, numerose le foto in bianconero e a colori) danno una idea completa di come è nata e si è sviluppata in Bergamasca la viticoltura, arrivando in quattro decenni alla attuale posizione di rilievo sia per i risvolti economici che comporta sia per l’azione che svolge a salvaguardia dell’ambiente collinare a corona della città di Bergamo, tra l’Adda e l’Oglio.
Il volume – che è stato presentato nella Sala Traini del Banco BPM in via San Francesco d’Assisi a Bergamo – si avvale della prefazione del Ministro alle Politiche agricole. Scrive tra l’altro Maurizio Martina:«Da bergamasco sono orgoglioso di portare il mio saluto ad un volume che ripercorre la storia della Doc Valcalepio, valorizzando protagonisti che nei decenni hanno permesso al “nostro” vino di eccellere a livello internazionale. Mi auguro che la realtà vinicola bergamasca possa continuare a crescere in modo da rappresentarci al meglio in tutto il mondo».
Nel corso della presentazione del volume, alla presenza di molti produttori e giornalisti, è stato ricordato che i testi sono un lavoro di équipe coordinato, con grande impegno, da Sara Cantoni, che è anche autrice della traduzione in inglese. Il volume sarà omaggiato a tutte le biblioteche di città e provincia.
Il nuovo ponderoso volume arriva a completare il precedente libretto edito nel 2014 “Valcalepio – Il vino dei bergamaschi”, firmato da Sergio Cantoni, Giovanna Cattaneo e Giuditta Bolognesi. Se quello possiamo definirlo più tecnico, puntando sulle caratteristiche di suoli, barbatelle, coltivazione e degustazioni, il nuovo volume, scritto a più mani, riserva una parte importante a personaggi (molti dei quali deceduti) a cui si deve la ricerca appassionata e disinteressata di trovare una via alla viticoltura bergamasca, una via che poteva garantire tipicità e futuro. Insomma, si trattava di individuare i vitigni da incentivare, i più adatti a questa terra orobica e che potevano avere il consenso maggiore da parte del pubblico. La prima scelta, ancor a oggi da ritenersi valida, fu sui vitigni Merlot e Cabernet per il vino rosso, il Pinot Bianco e Pinot Grigio per il bianco. Nei primi capitoli, gli entusiasmi iniziali sono ricordati nelle interviste a personaggi che hanno fatto la storia del Valcalepio: il mitico conte Nino Grumelli Pedrocca, per anni e anni presidente della Cantina sociale bergamasca e dello stesso Consorzio; i fratelli Bruno e Marco Marengoni, tecnici laureati in agraria che dettarono le basi per la coltivazione; il primo enologo della Cantina sociale; Carlo Zadra, venuto da Trento e rimasto a fare il vignaiolo in terra bergamasca; l’enologo Riccardo Guadalupi, direttore della Cantina sociale negli anni Sessanta, poi fondatore della fortunata azienda Vinservice spa; l’enologo Sergio Cantoni, piemontese di nascita, arrivato a Bergamo giovanissimo, iniziò a collaborare con Zadra e Guadalupi e nel 2007 nominato direttore del Consorzio, incarico che mantiene tutt’oggi. Un capitolo è dedicato alla evoluzione del logo del Consorzio, ideato da Lino Lavelli.
Numerose le pagine dedicate alla memoria di chi ha fatto tanto nel nome del vino Valcalepio e purtroppo non c’è più: il giornalista e sommelier Aldo Quinzani, autore nel 1983 del primo volume sui “Vini della Bergamasca”; Giuseppe Soprani, per tutti “Bibo”, farmacista di professione, produttore di uve a Carobbio degli Angeli e organizzatore instancabile di iniziative in favore del vino bergamasco; Severo e Pierangelo Testa, padre e figlio, titolari del cantiere “Tri Plok” di Montello e produttori di vino a Carobbio degli Angeli (dove è anche una acetaia metodo tradizionale, l’unica in Lombardia); Angelo e Mariella Plebani, titolari del ristorante “Al Tram” di Sarnico dal 1951, primi produttori nel 1987 del Metodo classico “Il Calepino”, nuova cantina inaugurata a Castelli Calepio nel 1984); Lorenzo e Giampietro Bonaldi, padre e figlio, imprenditori nel mondo delle auto, dal 1967 appassionati viticoltori a Petosino con l’azienda Cascina del Bosco; Giampietro Lurani Cernuschi, milanese, ingegnere elettronico, appassionato viticoltore ad Almenno San Salvatore; il conte Luigi Medolago Albani, che con il figlio Emanuele, oggi presidente del Consorzio, ha valorizzato i vigneti di proprietà in ottima posizione a Trescore Balneario; il conte Agostino Suardo, detto “Cincio”, grande amico del conte Grumelli Pedrocca e autore con lui delle prime sperimentazioni di nuovi impianti di barbatelle; infine lo stesso scrittore e giornalista Luigi Veronelli, che, da bergamasco adottato, ebbe a cuore sorti del vino orobico e spronò gli addetti ai lavori con i suoi consigli.
Dopo le pagine dedicate alla descrizione delle attività attuali (su tutte la partecipazione al Vinitaly e l’organizzazione del concorso enologico internazionale “Merlot e Cabernet insieme”), viene descritto il lavoro che oggi si sta facendo sulle potenzialità future, che mirano a valorizzare taluni vitigni autoctoni, per primi la Merera e l’Incrocio Terzi n. 1, ma studi si stanno compiendo anche su altri autoctoni come l’Altulina, il Barzemino, il Moscato di Spagna, , il Moscato Nero. Seguono le pagine dedicate alla presentazione delle aziende associate.
«Quanto al futuro – si legge nel libro – sono i produttori che hanno l’onore e l’onere di portare avanti quanto è stato fatto sino ad ora. La vera abilità che il futuro richiederà è quella di trovare la forza e la convinzione di continuare a lavorare insieme. Solo uniti si può pensare di andare avanti, di continuare l’opera iniziata 40 anni fa da quegli uomini e donne ricordati nel libro, con l’augurio di continuare per altri 40 anni a lavorare insieme sotto l’egida del Consorzio».
Nella foto, la presentazione del volume. Da sinistra, Bolognesi, Cantoni, Rota, Medolago Albani.