Entro il 2030, il 60% delle persone risiederà in ambito urbano e quasi un quarto delle quali avrà più di 60 anni e correrà il rischio di sviluppare malattie croniche e disabilità fisica o mentale. Il profilo di salute delle grandi città mostra disuguaglianze tra periferie più deprivate, ci sono quartieri con una peggiore qualità generale dei contesti e zone più avvantaggiate, belle, comode e con migliore dotazione di servizi. Altro fattore importante è l’impatto dell’inquinamento atmosferico, responsabile ogni anno di numerosi decessi e motivo di preoccupazione, in particolare per i residenti della Pianura Padana che in Italia registra i livelli più elevati di particolato atmosferico.
E’ quindi importante mettere in atto delle strategie per migliorare le caratteristiche dell’ambiente di vita (naturale, costruito e sociale), considerando i fattori di rischio o di protezione (resilienza) per la salute; ad esempio, rumore, inquinamento, paura per la propria sicurezza, isolamento sociale sono elementi aggravanti per la salute; al contrario, un buon supporto sociale, più sicurezza, meno inquinamento possono avere un effetto protettivo, così come l’offerta e l’accessibilità ai servizi necessari per promuovere, proteggere e curare la salute, o per soddisfare i bisogni di vita quotidiani.
Una sfida raccolta dal Centro Nazionale per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie attraverso il progetto Urban Health: buone pratiche per la valutazione di impatto sulla salute degli interventi di riqualificazione e rigenerazione urbana e ambientale che, con il coordinamento scientifico di Ats Bergamo, vede il coinvolgimento di 4 regioni: Lombardia e Piemonte, Toscana e Puglia.
Il Dipartimento di Igiene e Prevenzione Sanitaria dell’ Agenzia di Tutela della Salute di Bergamo, diretto dal dott. Bruno Pesenti, è stato infatti incaricato di coordinare il progetto teso a definire buone pratiche utili a realizzare processi di riqualificazione urbana che abbiano per oggetto il recupero e la valorizzazione di strutture urbanistico-edilizie esistenti, il miglioramento dell’efficienza energetica e della qualità dell’aria, la vivibilità e la sostenibilità del sistema territoriale, il rinnovamento urbano, la sicurezza delle periferie, l’ampliamento delle aree verdi e la riduzione delle fonti di inquinamento. Il tutto, con attenzione alle fasce più fragili della popolazione.
Ats Bergamo, oltre al ruolo di coordinamento, nell’ambito del supporto ai Piani Integrati della Salute, in co-progettazione con Unità Sanitarie, Comuni e Associazioni del terzo settore, lavorerà anche per sviluppare spazi urbani finalizzati a favorire un invecchiamento sano e ad allontanare il più possibile le condizioni di non autosufficienza e di decadimento cognitivo favorendo l’attivazione di “percorsi di benessere” dedicati all’empowerment della persona e della comunità, all’inclusione e allo sviluppo delle relazioni sociali.
Inoltre, sempre nel territorio di competenza di Ats Bergamo, si svilupperanno programmi d’azione inter-istituzionali e trasversali dedicati alla pianificazione dell’assetto urbano e alla rigenerazione urbana. La valutazione d’impatto di tali attività sarà effettuata in collaborazione con ANCE (Associazione nazionale costruttori edili), Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura e ordini professionali dei progettisti.
«Sono molto soddisfatta di questo incarico di coordinamento del progetto e ci impegneremo a fondo per poter concorrere concretamente alla definizione di politiche pubbliche più eque e sostenibili. Il settore sanitario, infatti, è chiamato a una sfida particolarmente ambiziosa da qui ai prossimi anni: una mission che riteniamo giusto portare avanti fin da ora, per far sì che salute ed equità vengano tenute sempre in maggiore considerazione nelle scelte dei decisori politico-amministrativi». – dichiara Mara Azzi, direttore generale dell’Agenzia di Tutela della Salute di Bergamo.