DOMENICA VI DOPO PASQUA ANNO A
Dal Vangelo secondo Giovanni, 14,15-21.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».
Commento
I contenuti del Vangelo non sono mai scontati; ce ne rendiamo conto quando si confrontano con altri sistemi di pensiero. In occasione della Pasqua sono stati messi in rete due articoli, che in modo suggestivo sostenevano due tesi diverse: uno presentava la morte come passaggio ad una nuova vita, analogamente alla nascita, in cui il neonato abbandona la sicurezza del grembo materno per approdare ad un mondo nuovo; il secondo presentava la spiritualità buddista, come espressione di grande saggezza che permette di affrontare la vita in maniera responsabile, senza tante illusioni; una via percorribile umanamente e all’altezza delle attese umane. Ora, senza negare la dignità di questa proposta, mi propongo di dire qualcosa in merito e rimarcare le differenze rispetto al Vangelo.
L’essenza del buddismo consiste sostanzialmente in queste verità:
– dalla nascita alla morte la vita è una sequela di sofferenze psichiche e fisiche. Gli esseri finiti sono inesorabilmente trascinati nel flusso incessante di nascite e morti.
– la causa di tale sofferenza è il desiderio sotto tutte le sue forme: sete di esistenza, sete del piacere, dell’avere, della prosperità, del sapere. Questi desideri sono vani perchè riguardano un mondo illusorio al quale ci incatenano nell’ignoranza della vera natura degli esseri e delle cose. L’ignoranza è la causa del desiderio e questo a sua volta è causa di sofferenza.
– per sopprimere il dolore non v’è altro cammino che annientare il desiderio poichè ad ogni desiderio corrisponde una sofferenza.
– il metodo per giungere alla soppressione del desiderio consiste nel percorrere un cammino che riguarda la vita morale, la disciplina mentale e la saggezza.
Questa soppressione di ogni desiderio rimanda alla dottrina del “non sè”, cioè anche l'”io” è illusorio. Esso si mantiene con la persistenza del suo desiderio. Il cammino dell’estinzione del desiderio è anche un cammino di soppressione dell'”io” personale che lo alimenta.
La visione cristiana concorda con il giudizio sulla finitezza del mondo e sulla illusorietà di tanti desideri, come insegna Ignazio di Loyola, il quale presenta l'”indifferenza verso le cose” come tappa necessaria nel cammino verso la perfezione. Tuttavia la conoscenza del carattere illusorio della realtà e delle cose suppone la percezione di ciò che non è illusorio, ma stabile, altrimenti non si avvertirebbe lo scarto tra il desiderio di pienezza a cui aspiriamo e la fragilità in cui ci troviamo. Da questo scarto proviene l’infelicità. La percezione dello scarto, di questa differenza tra pienezza e illusione è ineliminabile, perchè costituisce il fondo di ogni pensiero umano, inseparabile da ogni atto, quindi presente anche nell’atto stesso di distruzione del desiderio. L’unico modo di disfarsene è quello di sopprimersi.
La risposta cristiana è che la sete di pienezza ha trovato una risposta, perchè la voce di Dio si rivolge all’uomo, chiamandolo ad un rapporto personale di amore. Questa voce divina si è resa visibile e concretizzata con Gesù, la Parola del Padre rivolta agli uomini, perchè entrino in intimità con Lui. Questo rapporto di amore filiale trasforma tutta la vita dell’uomo, conferendo alle sue relazioni una nuova qualità, quella dell’amore, che rafforza la nostra identità e la percezione della nostra persona e conferisce alle nostre azioni un valore eterno. Questo si trova espresso nel brano odierno: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».