II DOMENICA ORDINARIO ANNO A
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 1,29-34)
In quel tempo, Giovanni, 29vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! 30Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. 31Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». 32Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. 33Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. 34E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».
Commento
Nella vita di Gesù c’è un vuoto molto ampio di anni che vanno dalla fanciullezza alla piena maturità di un adulto che ha superato i 30 anni. Su questo periodo i vangeli tacciono, eccetto Luca, che accenna ad un viaggio di Gesù, a circa 12 anni, al Tempio di Gerusalemme, dove si stacca dai genitori per stare nel tempio. L’evangelista riassume quasi trent’anni di vita nella frase: «Gesù cresceva in sapienza, età e grazia» (Luca, 2,52). Non è una frase priva di significato; essa attesta che Gesù, quando decide di iniziare la vita pubblica con il sottoporsi al battesimo di Giovanni Battista, non arriva impreparato. Lo Spirito di Dio che discende su di lui trova disponibilità e prontezza a seguire le sollecitazioni che gli infonde e gli ispira. Gesù inizia il suo ministero “condotto dallo Spirito”.
Ma come Gesù si è preparato? Ha frequentato qualche scuola speciale di formazione? Gesù era nella famiglia del carpentiere Giuseppe che abitava un piccolo villaggio di Galilea, dove non vi erano scuole particolari. Certamente doveva tutto o quasi ai suoi genitori e a coloro che gestivano la sinagoga di Nazareth, quindi ad un’istruzione religiosa di livello popolare. Di più non sappiamo, nè possiamo dire. Tuttavia è indubbio che Gesù ha ricevuto una forte educazione alla fede di Israele, ha imparato a conoscere le Sacre Scritture, Mosè e i Profeti, come mostra nel suo insegnamento. Il silenzio dei Vangeli ci suggerisce una considerazione importante, cioè che la personalità degli individui si costruisce nella vita ordinaria, sui rapporti fondamentali che strutturano l’esistenza di un soggetto, a partire della famiglia. Oggi purtroppo la trasmissione di valori tra le generazioni è fortemente in crisi per una serie di cambiamenti sociali, economici e culturali estremamente variegato, che non favoriscono la formazione del soggetto. Voglio richiamare il terribile fatto di cronaca dei due adolescenti amici, di cui uno ha ucciso i genitori dell’altro per fargli un favore. Secondo un autorevole commentatore, esso attesta un fenomeno odierno estremamente grave: l’incomunicabilità che si è generato tra genitori e figli che può giungere fino all’omicidio: «Si è interrotto il canale di comunicazione: di valori, di conoscenza storica, di credo religioso, perfino di linguaggio. Si è aperto un vuoto di tradizione … i ragazzi vivono così in un mondo in cui le cose che contano sono diverse da quelle che contano per i genitori». Quelli che tentano di affermare ed indirizzare i figli a certi valori vengono smentiti dalla società, le cui istituzioni, come la scuola non sostengono adeguatamente gli sforzi della famiglia. Si tratta di un problema tremendo!
Opportunamente il papa ha assegnato al sinodo dei vescovi del 2018 il tema della questione giovanile, di cui è disponibile il documento di preparazione sul sito del Vaticano. Cito un brano: «Da questo punto di vista, il ruolo di genitori e famiglie resta cruciale e talvolta problematico. Le generazioni più mature tendono spesso a sottovalutare le potenzialità, enfatizzano le fragilità e hanno difficoltà a capire le esigenze dei più giovani. Genitori ed educatori adulti possono anche aver presenti i propri sbagli e che cosa non vorrebbero che i giovani facessero, ma spesso non hanno altrettanto chiaro come aiutarli a orientare il loro sguardo verso il futuro. Le due reazioni più comuni sono la rinuncia a farsi sentire e l’imposizione delle proprie scelte. Genitori assenti o iperprotettivi rendono i figli più fragili e tendono a sottovalutare i rischi o a essere ossessionati dalla paura di sbagliare.»