In occasione del decennale delle attività espositive della Fondazione Credito Bergamasco, torna a Palazzo Creberg Evaristo Baschenis, protagonista assoluto del panorama pittorico del Seicento. Dal 6 al 27 maggio una straordinaria selezione di nature morte e ritratti di strumenti musicali, tra cui il celebre Trittico Agliardi e un’opera inedita.
Presentati al pubblico anche tre capolavori di Giovan Paolo Cavagna e uno di Paris Bordon, in occasione degli interventi di restauro curati e sostenuti dalla Fondazione Credito Bergamasco.
Con la mostra Baschenis – Ritorno a Palazzo la Fondazione Credito Bergamasco celebra il decennale di attività espositiva prodotta direttamente dalla Fondazione, che nel 2006 organizzò una rassegna dedicata al pittore Evaristo Baschenis (1617-1677), considerato uno dei maggiori protagonisti della natura morta del suo tempo.
«Sono passati ormai dieci anni dalla monografica “Omaggio a Baschenis”, presentata nel 2006 presso il Palazzo Storico del Credito Bergamasco – afferma Angelo Piazzoli, Segretario Generale della Fondazione Credito Bergamasco – Fu quella la prima vera occasione in cui dischiudemmo al pubblico le porte della nostra Sede con una mostra strutturata, completa di visite guidate, aperture prolungate e, quale fiore all’occhiello, un bel catalogo a disposizione gratuita dei nostri ospiti, caratterizzato da importanti apporti scientifici (Mina Gregori e Lanfranco Ravelli). Da allora è iniziato un percorso per cui il Salone Principale della Banca – oltreché spazio dedicato all’economia e alle relazioni professionali – è diventato un luogo di cultura che, sempre più spesso nel corso dell’anno, si trasforma in piazza, museo, palcoscenico, teatro, auditorium, laboratorio di restauro».
«Ad oggi, prosegue Angelo Piazzoli, a Palazzo Creberg si sono susseguite 44 mostre (tutte pensate, realizzate e costruite da noi, in proprio) cui si aggiungono oltre 20 esposizioni organizzate fuori Sede e le mostre itineranti che attestano il nostro anelito alle profondità del pensiero (ad oggi, 6 per 35 eventi)».
Baschenis. Ritorno a Palazzo
A distanza di dieci anni, la Fondazione Credito Bergamasco torna quindi sul Baschenis con un progetto più ambizioso e articolato, celebrandone in anticipo il 400° anniversario della nascita, che ricorre nel 2017.
Questa volta sono state radunate ben 18 opere dell’autore, tutte provenienti da collezioni private. Tra queste testimonianze figurative spicca il celeberrimo Trittico Agliardi, forse l’opera di Baschenis più monumentale, costituita da tre tele affiancate una all’altra, in cui il pittore si è autoritratto mentre suona la spinetta.
Il Trittico occuperà una posizione da solista, all’interno del percorso espositivo, con un allestimento realizzato ad hoc sul Loggiato di Palazzo Creberg. Il Trittico è stato eseguito intorno al 1665 ed è costituito da due ali laterali in cui sono raffigurati Baschenise tre membri della famiglia Agliardi intenti a suonare. Nell’elemento centrale appaiono solo strumenti musicali, realizzati con un virtuosismo fuori dal comune. È per questo genere di dipinti che il pittore bergamasco era celebre, ricercato da un collezionismo sofisticato che spaziava da Roma a Venezia, da Torino a Milano. «Il Trittico è un’opera eccezionale per la complessità dell’immagine e per la sua articolazione interna – spiega Simone Facchinetti, curatore della mostra insieme ad Angelo Piazzoli – Il fuoco centrale è una composizione dove tornano tutti gli ingredienti delle migliori nature morte di Baschenis. Lo scopo principale è quello di meravigliare l’osservatore, stupirlo, impressionarlo, fargli credere che ciò che ha di fronte è veramente reale, non pura e semplice illusione. Perciò la presenza della mosca dipinta sul foglio musicale e il leggero velo di polvere che si è depositato sui liuti capovolti. Le stupende ditate disegnate sulla polvere sono la dimostrazione di questo eccesso di virtuosismo».
Il nucleo principale della mostra è allestito nel Salone Principale, con un percorso espositivo articolato nei generi praticati dal pittore: le nature morte di cucina, gli strumenti musicali e il ritratto. In mezzo a un gruppo selezionato di dipinti figura anche un’opera inedita, mai riprodotta e mai esposta al pubblico prima d’ora. Si tratta del Cesto di mele, carciofo, asparagi, un piatto di ciliegie e un garofano bianco, appesa a fianco della celeberrima Cesta di mele(Collezione Poletti), forse la più straordinaria natura morta di cucina di Baschenis. Non a caso gli storici dell’arte la mettono generalmente in relazione alla Fiscella di Caravaggio, per spiegare a quale straordinario modello si sarebbe ispirato il pittore bergamasco.
Sempre in questo primo settore della rassegna emerge la firmata Cucina con rami, una sorta di stupefacente “sinfonia” di rami.
Non mancano i soggetti più amati di Baschenis, ovvero gli strumenti musicali, rappresentati da due vertici del genere: l’incredibile Flauto a becco, chitarra, mandora, violino con arco, liuto attiorbato, viola da arco bassa, due fogli con spartito musicale, libri e mela e il silenzioso Liuto, mandora, fogli con notazioni musicali, spinetta, violino con arco, chitarra e pesca.
Le opere di Baschenis volevano principalmente stupire, impressionare, meravigliare l’uomo dell’età barocca. Ancora oggi il pittore continua a far breccia nell’interesse contemporaneo, grazie all’abilità virtuosistica trasferita ogni volta sulla tela, in un crescendo performativo che lo conduce, dalle prime opere più semplici e spoglie, fino alle folgoranti composizioni barocche dell’età avanzata.
La mostra è corredata da un catalogo illustrato – con testi dei curatori, Simone Facchinetti e Angelo Piazzoli – distribuito gratuitamente ai visitatori; nei fine settimana sarà consegnato, a chi lo richiederà in reception, il catalogo della mostra Omaggio a Baschenis del 2006 (con i testi di Mina Gregori e Lanfranco Ravelli).
Grandi restauri: Paris Bordon e Giovan Paolo Cavagna
Prosegue il programma dei Grandi restauri sostenuti e realizzati dalla Fondazione Credito Bergamasco nella convinzione che le opere d’arte siano beni insostituibili.
«Per le opere d’arte – spiega Angelo Piazzoli, curatore del progetto Grandi Restauri – il restauro è un intervento necessario, spesso vitale. Questo è il motivo principale che da tempo ci induce a sostenere un’articolata campagna di restauri, finalizzata alla salvaguardia di un patrimonio comune che riteniamo di valore identitario, come attestato dai restauri di circa trenta capolavori realizzati direttamente a Palazzo Creberg – da Lorenzo Lotto a Giovan Battista Moroni, dal Moretto ad Alessandro Allori, da Palma il Vecchio a Romanino, da Paris Bordon a Giovan Paolo Cavagna – che, prima della restituzione alle comunità di appartenenza, divengono oggetto di ammirazione, contemplazione e approfondimento dei nostri ospiti, in un percorso virtuoso volto all’educazione al bello e alla conoscenza del nostro rilevante patrimonio storico-artistico. A questi si aggiungono i numerosi interventi di ripristino operati direttamente sul territorio, nelle comunità locali».
In questa occasione sarà presentata al pubblico un’opera particolarmente importante dell’Accademia Tadini di Lovere, ovvero la pala d’altare (proveniente dalla chiesa di Sant’Agostino a Crema) dipinta da Paris Bordon (1500-1571) e raffigurante la Madonna con il Bambino, san Cristoforo e san Giorgio. L’opera era già stimata nel corso del Cinquecento, registrata nella Notizia d’opere di disegno di Marcantonio Michiel. Il restauro, condotto da Minerva Tramonti Maggi e Alberto Sangalli, ha messo in evidenza la qualità cromatica tutta veneziana della bella pala d’altare.
Assieme a questa testimonianza saranno esposte tre tele di Giovan Paolo Cavagna (1550-1626), forse il maggiore pittore bergamasco (assieme a Enea Salmeggia) del suo tempo. La prima è un’opera giovanile, ancora moroniana, conservata presso la chiesa di San Giuliano di Albino. La seconda è un’opera della maturità e illustra il Miracolo annuale dell’acqua che sgorga dall’arca dei Santi Fermo e Procolo, collocata presso il monastero di San Benedetto a Bergamo. Infine la terza è un’opera tarda, raffigurante la Vergine in gloria con le sante Anna e Francesca Romana, proveniente dalla basilica di Sant’Alessandro in Colonna a Bergamo. Solo quest’ultima sarà esposta a restauro concluso (condotto da Andrea Lutti). La seconda è già in uno stato di pulitura avanzata mentre la prima è intonsa.
«Questi tre restauri – conclude Angelo Piazzoli – rappresentano la prima tranche di un progetto più articolato della Fondazione Credito Bergamasco che si svolge nel corso del biennio 2016-2017. Si tratta di una scelta strategica, finalizzata al recupero di dieci dipinti di Giovan Paolo Cavagna e di Enea Salmeggia distribuiti sul territorio di Bergamo. Al termine dei restauri, le opere saranno, ciclicamente, ospitate presso il Palazzo del Credito Bergamasco e, nell’autunno del 2017, costituiranno il cuore di una mostra incentrata sui due pittori, realizzata dalla Fondazione Creberg in collaborazione con la Fondazione Adriano Bernareggi».
Per informazioni: www.fondazionecreberg.it
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