Enrico Rota, 45 anni, contitolare dell’azienda Quattroerre di Torre de’ Roveri, che ha presieduto il Consorzio Tutela Vino Valcalepio negli ultimi tre anni, ha manifestato la volontà di non essere disponibile per un secondo mandato consecutivo, non rinunciando comunque ad essere eletto tra i consiglieri. Lo ha detto nel corso della dettagliata relazione alla assemblea dei soci consortili, che ha poi provveduto, come da statuto, alla elezione dei tredici membri del Consiglio di amministrazione che guiderà il Consorzio nel prossimo triennio.
«Il nuovo Cda è all’insegna del rinnovamento ma anche della continuità per gli obiettivi da perseguire: dei 13 consiglieri uscenti nove sono stati riconfermati ma i quattro nuovi sono tutti giovani intorno ai 30 anni», ha commentato alla fine Enrico Rota. Questi gli otto consiglieri confermati: Marco Bernardi (azienda La Tordela, Torre de’ Roveri); Giancarla Bonaldi (Cascina del Bosco-Lorenzo Bonaldi, Petosino); Giovanni De Ferrari (Lurani Cernuschi, Almenno San Salvatore); Pietro Lussana (Il Castelletto, Scanzorosciate); Emanuele Medolago Albani (Medolago Albani, Trescore Balneario); Pagani Piero (Soleluna , Castelli Calepio); Franco Plebani (Il Calepino, Castelli Calepio), Enrico Rota (Quattroerre, Torre de’ Roveri); Marco Varinelli (Vabenos, Gandosso).
Questi i quattro nuovi: Diego Locatelli (Locatelli Caffi, Chiuduno); Francesco Locatelli (il più giovane, 22 anni, azienda Tosca, Pontida); Michela Moretti (La Rovere, Torre de’ Roveri); Angelo Tallarini ( Angelo Tallarini, Gandosso). Il consiglio provvederà alla elezione del presidente e delle altre cariche in una riunione fissata a martedì 13 maggio.
Altra novità, oltre al rinnovamento generazionale, è l’ampia rappresentatività geografica del nuovo Consiglio nel quale trova spazio tutto il territorio del Valcalepio: da Pontida ad Almenno, da Scanzorosciate a Torre de’ Roveri, da Castelli Calepio a Villongo.
Nel corso dell’assemblea dei soci è stato presentato il volume “Valcalepio. Il Vino dei Bergamaschi” edito dalla Provincia di Bergamo e realizzato in collaborazione con il Consorzio. Autori Sergio Cantoni, Giovanna Cattaneo e Giuditta Bolognesi. Il volume, con testi in italiano e inglese, ripercorre gli oltre 35 anni della Doc di Bergamo attraverso il ricordo e la testimonianza di personaggi fondamentali dell’enologia bergamasca.
L’assemblea è stata anche l’occasione per la consegna di benemerenze del Consorzio a personaggi che hanno svolto un fondamentale ruolo nello sviluppo del Valcalepio: il conte Bonaventura Grumelli Pedrocca, presidente sino al 2011 e ora presidente onorario; Bruno Marengoni, storico agronomo del Consorzio; l’Assessorato all’Agricoltura della Provincia di Bergamo (hanno ritirato il premio i funzionari Giuliano Oldrati e Federica Crespi). Sono poi state insignite del titolo di Ambasciatori del Valcalepio due figure che molto si sono prodigate per la promozione del vino orobico negli ultimi anni: la storica dell’alimentazione Silvia Tropea Montagnosi e Silvio Magni fiduciario della delegazione Slow Food Valli Orobiche.
Nella sua dettagliata relazione, il presidente Rota ha affermato che «il Consorzio ha tenuto fede ai propri impegni rafforzando l’attività di promozione e tutela del Valcalepio. Le iniziative sono state numerose e tra queste preme ricordare lo sforzo messo in atto per favorire l’internazionalizzazione delle aziende. Una sfida oggi più che mai necessaria e che è stata affiancata da tutta una serie di servizi che hanno reso efficace la consulenza tecnica ai soci. Il direttivo che ha governato il Consorzio in questi 36 mesi non ha mai dimenticato il valore fondamentale della promozione e della tutela».
«Che dire poi – ha continuato Rota – del proliferare di nuove associazioni che hanno creato confusione nel panorama enoico bergamasco? Durante i 3 anni di presidenza, ne ho visto nascere ben quattro, due sono già estinte. Voglio ricordare che il nostro Consorzio tutela e promuove due denominazioni di origine: quella storica del Valcalepio e quella recente del Colleoni. Entrambe, raggruppano ben 15 tipologie, di cui 12 monovarietali. Se aggiungiamo le varianti possibili legate a spumante, frizzante e riserva, arriviamo a 35 eventuali vini doc. Le domande che allora ci dobbiamo porre sono: perché alcuni produttori insistono nel sostenere che il Consorzio e il sistema che rappresenta vanno ripensati? Perché questa ampia possibilità di produrre vini all’interno delle denominazioni risulta per loro così superata? Con quale presunzione convogliano a sé il diritto di eleggersi detentori della qualità? Dobbiamo forse pensare che l’impegno necessario per produrre vini doc – nel rispetto delle regole stabilite dal Ministero, a tutela esclusiva del consumatore – sia per loro un peso eccessivo? Non sarebbe più onesto ammettere che è più facile rimanere fuori dal sistema e avere così “mani libere”, piuttosto che ricorrere a una fantomatica giustificazione per motivare la sete d’indipendenza? Indipendenza, che strano termine: ho sempre pensato che il Consorzio non avesse mai oppresso nessuno. La nostra associazione è sempre stata un’officina che ha forgiato persone capaci di anteporre il bene comune ai propri interessi. Senza di esso, questo lo sanno tutti, non avremmo oggi un comparto così vitale. Ecco perché ritengo allora, decisamente sbagliata e dannosa, la confusione creata sul mercato da chi punta solo ai propri interessi personali. Già, perché le insolite associazioni nascono essenzialmente per due motivi: o come risposta a un bisogno non soddisfatto o come mezzo per distribuire nuove cariche e appagare piccole manie di protagonismo. Il dato certo è – e rimane – che l’85% della produzione di Valcalepio è in carico alle aziende consortili. Dati certificati e non chiacchiere di cortile».
Espressioni di grande stima e complimenti per l’attività sono state espresse al direttivo e al presidente Rota dal sindaco di Bergamo Franco Tentorio, dal presidente Confagricoltura Renato Giavazzi, da Gianfranco Frigo direttore Coldiretti e dai funzionari dell’Assessorato provinciale all’Agricoltura.