Il vino italiano non teme la crisi, anzi riesce a superarla attraverso l’export, puntando su qualità, innovazione e tradizione. E’ questo il messaggio che scaturisce dal 68° congresso di Assoenologi, l’organizzazione di categoria più antica al mondo che raggruppa oltre 4 mila fra tecnici e che proprio in Piemonte 122 anni fa venne fondata per iniziativa di Arturo Marescalchi. L’importante assise si è aperta ad Alba, nel cuore delle Langhe, con l’intervento del governatore del Piemonte Roberto Cota e dell’assessore regionale all’agricoltura, Claudio Sacchetto. Ed è stato proprio il presidente della Regione Piemonte a ribadire il suo «no» all’iniziativa del governo cinese che ha annunciato l’intenzione di introdurre dazi cinesi contro le importazioni di vino. «Questa misura non passerà mai – ha detto Cota – e noi ci opporremo con tutte le nostre forze». E’ di pochi giorni fa la notizia che Pechino ha aperto ufficialmente un’indagine antidumping e antisussidi nei confronti di importazioni di vino europeo, annunciata all’indomani dei dazi Ue sui pannelli solari cinesi. E sulla necessità di tutelare il settore è intervenuto anche l’assessore regionale all’agricoltura, Claudio Sacchetto.
«Cinquant’anni di Doc: il territorio, il vino e l’enologo» è il tema generale di questo vertice del vino, come ha ricordato il direttore di Assoenologi, Giuseppe Martelli. Al congresso ha fatto pervenire un messaggio il presidente Giorgio Napolitano, sottolineando il ruolo che il settore vitivinicolo rappresenta sotto il profilo economico-sociale: «In presenza di una difficile e perdurante situazione di crisi i positivi risultati sono frutti di una volontà tenace che è voluta rimanere attaccata alla terra e con i piedi per terra, ma con lo sguardo rivolto oltre. Il vino è un emblema di quelle tradizioni di storia e cultura e di lavoro che fanno grande l’Italia, è l’emblema delle diversità e dell’unità di cui abbiamo bisogno. Qui sta la forza del nostro Paese».
Videomessaggi sono stati inviati anche dal ministro delle Politiche Agricole, Nunzia De Girolamo e dal presidente della Commissione Agricoltura al Parlamento Europeo, Paolo De Castro. Entrambi hanno evidenziato l’impulso che con il loro contributo specifico hanno dato al vino italiano gli enologi. Un ruolo rimarcato anche dal neo presidente dell’organizzazione, Riccardo Cotarella: «Tecnologia, scienza, ricerca e sperimentazione sono i nostri campi dove nessuno, meglio dell’enologo, può accedere a risultati significativi e indispensabili. Sono leve che hanno permesso a intere regioni di realizzare il rinascimento vitivinicolo, raggiungendo livelli qualitativi e di immagine che sino a poco tempo fa erano di pertinenza della sola Toscana e del Piemonte.