Il messaggio di Pasqua ( Spunti dal Cardinale C. M. Martini)
Allo straziante grido di abbandono risuonato sulla bocca di Gesù in croce- «Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?» – grido che riassume tutte le situazioni di afflizione dell’umanità, risponde nel giorno di Pasqua un gioioso grido di fede e di speranza: Cristo è risorto!
Di fede perché annuncia ciò che per sempre è accaduto in Cristo; di speranza perché annuncia ciò che attende tutti gli uomini della terra quando lo vedranno nella pienezza della sua sfolgorante gloria.
La risurrezione di Gesù, infatti, non è come quella di Lazzaro (raccontata nel vangelo di Giovanni al capitolo 11) che era tornato per poco in mezzo ai suoi; è una nuova azione di Dio che non riusciremo mai ad immaginare con la nostra mente, come non possiamo immaginare la stupenda realtà che Dio farà di noi al momento della nostra risurrezione .
La certezza di quel grido di gioia proclama che ogni abisso di male del mondo è stato inghiottito da un abisso di bene, che ogni morte ha il suo contrappeso di vita, che ogni crisi ha già il suo superamento e ogni tristezza hà già la sua gioia.
La nostra esistenza umana è incline a rimpicciolire le speranze, a ridurle di giorno in giorno di fronte alle delusioni e alle tragedie della vita e la nostra tristezza ci porta sovente a rifiutare parole di conforto, perché non abbiamo un’idea esatta della liberazione portata da Gesù risorto..
La risurrezione di Gesù è un fatto storico di significato cosmico, è l’inizio della trasformazione globale del mondo; è un evento di significato epocale perché trasforma il senso della storia e ne indica la vera direzione. Un evento unico e insieme un evento che rivela un’attesa costante e universale scritta nel cuore di ogni uomo
– Un evento unico: non è mai accaduto un fatto simile di fede nella risurrezione definitiva e gloriosa di un uomo di cui è stata documentata la vita, la morte e la sepoltura. Non è accaduto in nessun’altra religione, benché vi siano state premesse somiglianti a quelle presenti nella vita terrena di Gesù. Sono tanti gli uomini dei quali si sarebbe voluto sperimentare che vivevano ancora. Eppure soltanto di Gesù di Nazareth i discepoli, e anche gli avversari, hanno affermato di averlo incontrato risorto e hanno creduto che egli vive ora nella pienezza della vita divina mentre resta vicino a noi con la potenza del suo Spirito.
– Un evento straordinario, ma che manifesta una legge universale. Esso rivela che la risurrezione di Cristo risponde alle intuizioni, alle speranze di un destino umano aperto al futuro, viene incontro al nostro desiderio che la morte non sia l’ultima parola della vita, che la posa di una pietra tombale non sia l’ultimo atto della nostra esistenza. Tale segreta premonizione, tale irrinunciabile speranza appartiene alla storia degli uomini, è nel cuore di tutti e di ciascuno; ogni persona umana, a prescindere dalla fede religiosa, vive una sorta di atto di speranza nella propria durata oltre la morte e lo vive o lo compie nel modo della libera accettazione, della fiducia, oppure del rifiuto, della sfiducia, dello scetticismo. Ma l’atto di fiducia nella propria sopravvivenza, anche quando è posto, rimane un protendersi verso un avvenire ignoto; e quando è negato fa rinchiudere in se stessi, lascia insoddisfatti, quasi disperati.È lo scoppio storico della notizia che Gesù è risorto ed è apparso ai suoi, che trasforma le trepide attese umane in una luce sfolgorante permettendoci di vedere in lui la primizia della nostra risurrezione , la certezza in una vita che non verrà mai meno. Nel Risorto è glorificato un frammento di storia, discosto, quale segno e inizio del destino del genere umano e dell’intero cosmo.
– La risurrezione di Gesù ha quindi il senso di un definitivo essere salvata dell’esistenza umana, a opera di Dio, e davanti a Lui.
È vero che nel nuovo orizzonte derivato dalla risurrezione di Cristo sono ancora presenti la sofferenza, l’ostilità, la fatica, la violenza, le guerre, per cui ci si domanda: Ma dov’è il cambiamento che avrebbe operato il Risorto ?
La risposta è semplice: la Pasqua di Gesù non ci trasferisce automaticamente nel regno dei sogni; ci raggiunge nel cuore per farci percorrere con gioia e speranza quel cammino di purificazione e autenticità, di verifica del nostro comportamento, che ha come traguardo la certezza di una vita che non muore più.
La Pasqua non ci restituisce ad un mondo irreale, bensì ad un’esistenza autentica, di fede, speranza e amore: una fede che è fonte di amore e di pace interiore, una speranza che è più forte delle delusioni, un amore che è più forte di ogni egoismo. Il Risorto è con noi e insieme a lui siamo in grado di vincere il male con il bene, di trarre dal male il bene più grande. Questa è la forza e la novità della Pasqua.