Quello che doveva essere un giorno di festa si è concluso… con un arresto.
Non hanno raggiunto il lieto fine i promessi sposi che lunedì 5 novembre desideravano suggellare il loro amore nel Comune di Terno. Il vicesindaco Antonio Butti, chiamato a sposare una donna italo-russa e un 28enne marocchino, si è accorto che quest’ultimo era clandestino e ha chiesto l’intervento dei carabinieri.
«Avevo detto loro di arrivare alle 11 – racconta il vicesindaco – ma alle 11.20 mi hanno telefonato, chiedendomi di mandare un vigile a prenderli perchè non avevano automobili a disposizione. Nella loro attesa, la situazione in comune è degenerata…». La mancata sposa, infatti, ha iniziato a protestare urlando e sdraiandosi a terra, supportata dalle urla di parenti e amici accorsi per partecipare alla cerimonia, i quali non hanno esitato a manifestare il loro malcontento. La donna, stando al racconto del vicesindaco, lo avrebbe anche accusato di farle perdere il bimbo che portava in grembo. All’arrivo dei carabinieri, il marocchino è stato arrestato e ha trascorso una notte in carcere. Dopo il processo per direttissima, avvenuto la mattina seguente, l’uomo ha fatto ricorso al giudice di pace Giovanni Costantini, il quale ha sospeso l’espulsione dal paese per 30 giorni. Durante questa sospensione, il marocchino e la compagna avrebbero il diritto di celebrare il loro matrimonio civile, ma Antonio Butti non intendere presenziare al rito. «Non posso sposare un clandestino, va contro i miei principi – dichiara il vicesindaco – Mi sono opposto quel giorno e mi oppongo tutt’ora». La situazione ora si complica per Butti, il quale, rifiutandosi di celebrare le nozze, si è esposto ad una querela da parte del marocchino attraverso il suo avvocato Davide Cerruti di Bergamo. Abbiamo tentato di contattare quest’ultimo, senza successo.