Dalla Fiera di San Matteo di Branzi – conclusasi domenica dopo tre giorni, con almeno 5 mila presenze – produttori di formaggi e studiosi del settore lanciano insieme una rivoluzione, semplice quanto radicale: per risollevare economia e turismo della Valle Brembana occorre guardare al sistema agricolo del passato, totalmente ecologico, tipico e autonomo dal punto di vista alimentare ed energetico. E, alla fine, assolutamente genuino. Ne hanno parlato nel convegno clou della Fiera di San Matteo – sul valore della falce fienaria – Francesco Maroni della Latteria sociale di Branzi, Michele Corti, docente di zootecnia montana all’Università di Milano, Fausto Gusmeroli, docente universitario della Fondazione Fojanini di studi superiori di Sondrio, il giornalista economico, caporedattore de «L’Avvenire», Massimo Calvi, e Vincenzo Salvini, memoria storica della Valle Brembana. «Per andare avanti – ha detto Maroni – dobbiamo guardare indietro: la falce fienaria è il simbolo concreto di questo ritorno alla naturalità, fondamentale se vogliamo salvare l’agricoltura di montagna». Illuminante l’intervento di Gusmeroli sull’evoluzione dei sistemi agricoli, per secoli basati su razze autoctone, sull’autosufficienza alimentare (no uso di mangimi) e sul lavoro biologico dell’uomo: modelli chiusi, che si reggevano da sé e alla fine davano prodotti unici e di qualità.