Domenica XXIII Anno B
Vangelo: Mc 7,31-37
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
Commento
Il sordo-muto è caratterizzato da una duplice malformazione: non sente e parla male, perché non potendo ascoltare la sua voce, non la sa modulare. La correlazione fisica esistente tra i due sensi, riflette la situazione morale: chi non sa ascoltare ed è chiuso al rapporto umano, non sa nemmeno parlare. Gesù è venuto per rendere l’uomo capace di aprirsi all’ascolto. Dice al sordo muto: Effatà cioè Apriti. Incapace di ascoltare, il sordomuto dopo la garigione può parlare correttamente, lodare e proclamare la salvezza ricevuta. E’ singolare che l’evangelista Marco presenti questa guarigione come un miracolo faticoso, che richiede gesti particolari a Gesù, e non una semplice parola, come avviene in altri miracoli, anche grandi come la risurrezione della bambina morta (Marco, 5,41). Il dito di Gesù che tocca l’orecchio evoca la potenza creatrice divina. Questo particolare richiama il grande Michelangelo nella creazione di Adamo: il dito del Creatore tocca il dito di Adamo, per indicare una comunicazione di vita, cioè che nell’uomo è stata trasferita una scintilla divina. In secondo luogo Gesù con la saliva tocca la lingua del muto, che significa trasmissione di vitalità, espressa secondo la credenza antica nel potere creativo della saliva. Questi gesti ci ricordano il potere creativo e ricreante della parola di Gesù che rende l’uomo capace di ascoltarlo. L’accettazione di questa parola rinnova l’uomo e lo trasforma in modo radicale. Ne viene in ogni caso un chiaro invito al lettore a curare la propria fede attraverso l’ascolto della Parola di Dio, perché questa comporta una vera e propria guarigione dello spirito.
Nel commento di domenica scorsa avevo accennato all’ascolto della Parola di Dio come ad uno dei mezzi indispensabili per purificare l’intimo del nostro animo. Il cardinale Martini, recentemente scomparso, ha fatto della diffusione della lettura della S. Scrittura, dell’ascolto della Parola di Dio, chiamata secondo la tradizione lectio divina, la finalità principale del suo episcopato. La lectio si compone di quattro momenti: lectio, meditatio, contemplatio, discretio. Il cardinale Martini ne offre questa descrizione: «La lectio consiste nel leggere e rileggere il testo, sottolineandone la dinamica, gli elementi portanti, le parole chiave, per capire che cosa dice . Alla lectio segue la meditatio che mette in rilievo i valori e i messaggi del brano e vuol rispondere alla domanda: che cosa dice a me, a noi alla Chiesa? Infine la contemplatio: che cosa dico io a Gesù che mi parla nella pagina che io ho letto? Qui inizia il colloquio con Gesù che è il fine principale della preghiera: lo si adora, lo si loda, lo si contempla, chiedendogli di purificarci e di renderci simili a Lui. Una preghiera che non sfocia nel colloquio soltanto intellettuale. Dunque la preghiera mentale meditativa e contemplativa, propria della lectio divina, consente di interiorizzare quanto si è letto e ascoltato, cosicché non scivoli come l’acqua sulla roccia. Infine la discretio, cioè il discernimento, che è la capacità di scegliere. La sua relazione con i momenti precedenti è molto stretta, perché essi hanno fatto emergere i valori di Gesù e la discretio li sceglie come programma di vita. Senza di essa la lectio è incompleta, anzi è come decapitata».
Perché non incominciare questo esercizio con il brano di vangelo odierno? La lectio è il modo di pregare tipico del cristiano. Contrariamente a quanto si ritiene, la preghiera cristiana una preghiera che non è in primo luogo espressione della nostra immediatezza. Essa è in primo luogo risposta che sgorga nell’animo dopo un ascolto attento ed una meditazione personale della Parola di Gesù. Se vogliamo introdurci nella lectio, è necessario che ci serviamo di qualche strumento che ci illustri il significato del testo biblico,. E’ necessario che ci appassioniamo alla S. Scrittura. Sotto questo aspetto, molte pubblicazioni scritte dal cardinale Martini, possono aiutarci: Richiamo i libretti: Beatitudini– E’ il Signore – Ritrovare se stessi. A Bergamo v’è l’iniziativa della Scuola della Parola, che ogni anno programma tre brevi cicli biblici, pubblicati poi in un volumetto, che ormai forma una collana di 16 titoli.