L’idiota in politica. Antropologia culturale della Lega Nord. Abbiamo avuto un sussulto di disagio quando abbiamo visto sullo scaffale della fiera dei librai, tra l’altro patrocinata dalla Provincia di Bergamo (Lega), un libro che aveva in copertina un signore con il fazzoletto verde della Lega e con in testa il cappello di Arlecchino.
Pubblicizzato dalla biblioteca Di Vittorio della Cgil, e scritto da un’antropologa, nel libro si precisa che idiota non è usato nella sua valenza dispregiativa ma in quella etimologia In latino, idiota significava ‘incompetente, inesperto, incolto’ e proveniva a sua volta dal greco idiótes. Idiótes voleva dire ‘uomo privato’, in contrapposizione all’uomo pubblico, il quale ultimo rivestiva cariche politiche e dunque era colto, capace, esperto; quindi già in greco idiótes valeva ‘uomo inesperto, non competente’. (ma quanti sono in grado di cogliere questa finezza? Tutti di fatto leggono idiota come, appunto, idiota. L’interesse che il libro ha suscitato tra certo pubblico “colto” ricorda una sorta di razzismo sociale e culturale coltivato da una sinistra radical chic nei confronti del movimento leghista. Una spocchia culturale che nonostante le precisazioni (e comunque di per sè non compassionevole nei fronti degli uomini della Lega), emerge chiara fin dalla copertina che provoca oltre i limiti.
Dicono che la conferenza sia stata particolarmente affollata. E’ bello veder analizzato come farebbe un entomologo, questi casi umani dei leghisti, “rozzi e burini e quindi apolitici”.
Ma se avessimo scritto invece un libro dal titolo “I bigotti in politica: antropologia culturale dell’elettore di sinistra” (Pansa ci ha provato con il suo “Tipi sinistri,” da leggere!)? Ma come? Questa sinistra ha dimenticato le sue origini popolane e popolari (e quindi “idiote”).
Ci hanno fatto una testa così per mezzo secolo sul popolo, il proletariato, gli operari, le masse, il popolo che mangiava le salamelle alle feste dell’unità (poi sostituite da quelle della Lega… almeno qui al Nord..), e ora analizzano con distacco professorale questo movimento così popolano e quindi “idiota”?
Idioti, quindi zotici, ignoranti, naif e nel peggiore dei casi razzisti. Questa sinistra chic, dei party, degli show di nicchia su La 7…
All’indomani delle elezioni del 2008, un politico locale (Pdl), disse che ormai il voto popolare, quelli dei ceti bassi, era in gran parte nel centro destra: bassi redditi, casalinghe, pensionati, operai avevano ingrossato le fila di Lega e Pdl. Evidentemente,la Legain 20 anni è stato l’unico partito che più di altri dal 1988 ad oggi ha saputo e voluto sentire la pancia degli elettori, captare le loro aspettative e paure, timori. Ha saputo parlar loro. Gli ha dato voce. Ha creato eventi per loro ( i riti dei raduni).
Gli altri, che cosa hanno fatto? Si fa presto a dare del razzista. Mettiamoci nei panni del capo famiglia indigeno che si vede soffiare il posto nella graduatoria dell’Aler da una famiglia magrebina con 5 figli, quale reazione politically correct, veltroniana, dovrebbe avere? Avanti c’è posto? E il piccolo imprenditore vessato dal fisco, che vorrebbe solo far utile dare lavoro e far girare l’economia e si trova invece a lavorare 8 mesi all’anno per lo Stato (come disse Berlusconi), chi lo ha mai cagato?
E il padre di famiglia indigeno che ha bisogno e si vede i fondi comunali dei servizi sociali esauriti perché c’è una forte domanda da parte di altre povertà extra italiane? Se non è corazzato cultiralemenmte che cosa fa?La Legaquanto meno ha parlato a costoro, Ha dato risposte, risposte violente, ma le ha date. I radical chic sanno da dove arrivavano le classi dirigenti locali del PCI negli anni Cinquanta? La biblioteca Di Vittorio sa chi fu Giuseppe Di Vittorio? Era anche lui un” idiota”, nel senso etimologico del termine, un uomo della terra. L’autrice del libro metterebbe il cappello di pulcinella in testa a Di Vittorio? Anche lui come altri dirigenti del PCI era un idiota. Perchè solo un “idiotes” come lui poteva capire e comprendere altri” idioties” che cercavano delle risposte dalla politica.
Questo chiediamo alla sinistra politically correct, dalle mani pulite, che fa la spesa nei supermercati bio (mica nei centri commerciali, dove vanno gli “idiotes” che guardano le tv commerciali), che folleggiano per i loro guru, che se le contano sui loro giornali di nicchia? Non si vuole fare gli avvocati degli “idioti” della Lega. E di quelli che da 20 anni vanno a Pontida a cuocere le salamelle (come i loro padri alle feste dell’’Unità). Ma viso che la democrazia ci piace, diciamo viva gli “idioti”. Quelli in politica. E i loro elettori. Non frequenteranno i salotti letterari, non seguiranno guru mediatici bellocci, comici miliardari che ci dicono che dobbiamo decrescere (ma i loro patrimoni non decrescono, anzi aumentano), imitatici che chiedono il ritorno delle ideologie, cadaverici intellettuali che danno lezioni senza aver mai lavorato in vita loro. Ci stanno più simpatici gli “idioti”.