Si riparte, finalmente: il cantiere Aler di via Carnovali, avviato nel 2003 e bloccato dal 2008, è stato riaperto stamattina. L’appalto (a seguito della gara bandita nel luglio scorso) è stato vinto dalla Seli Manutenzioni Generali di Monza. Termine previsto dei lavori: 27 giugno 2013. Ma l’Azienda ci va coi piedi di piombo: «Sono molto soddisfatto, dopo anni di inattività possiamo ora sperare in una conclusione felice – spiega il Presidente di Aler Bergamo Narno Poli – Ma non cantiamo vittoria: visto come è andata finora, aspettiamo il termine dell’opera». Perché – è cosa nota – la vicenda del complesso residenziale (90 appartamenti, che nelle intenzioni dovrebbero diventare un fiore all’occhiello dell’edilizia pubblica bergamasca) è stata più che accidentata.
Sono passati infatti più di otto anni dall’inizio dei lavori: «Era il lontano 2003 – racconta Poli – In quell’anno c’è stato il primo affidamento, a seguito della gara d’appalto vinta dall’associazione temporanea d’imprese Valcantieri di Sondrio. Dopo meno di un anno l’impresa ferma i lavori, adducendo l’impossibilità di effettuare degli scavi. Un problema che, a seguito delle verifiche, è risultato inesistente. Si è comunque arrivati alla rescissione del primo contratto e nel frattempo l’impresa è fallita. Nel giugno del 2005 il nuovo appalto se lo aggiudica la Emini spa di Aversa, che prosegue i lavori fino a metà 2008, quando improvvisamente (taglieggiata dal clan dei Casalesi) sparisce».
Il contratto viene rescisso nel settembre 2008, e ci vuole un anno (settembre 2009) perché Aler possa ottenere (grazie a un pressing intenso) di rientrare in possesso del cantiere. Un possesso, a dire il vero, del tutto virtuale: «In realtà abbiamo dovuto aspettare fino al dicembre del 2010 – spiega Poli – Per oltre un anno il commissario giudiziale che seguiva la procedura di fallimento non ci ha permesso di sgomberare il cantiere dalle attrezzature della Emini, rendendo impossibile la ripresa dei lavori».
Nel frattempo Aler non ha perso tempo: «Oltre a mettere in sicurezza il cantiere, in attesa del via libera del tribunale si è proceduto a valutare la situazione, con la ricognizione di ciò che era stato fatto e ciò che al contrario mancava e la conseguente sistemazione del progetto esecutivo – spiega Poli – In tempi rapidi, ad aprile 2011, arriviamo al nuovo bando, che si è chiuso a luglio. Dopodiché l’offerta vincitrice è stata valutata attentamente». Il timore era quello che un affidamento “affrettato” portasse a nuovi blocchi: «Abbiamo usato la massima prudenza, investendo qualche mese in più nei controlli per evitare anni di procedimenti giudiziari, soprattutto in virtù dello sconto presentato, che supera il 50% della base d’asta». Il 2 febbraio scorso viene ufficializzata la ditta vincitrice, che oggi prende possesso del cantiere, dopo la firma del contratto avvenuta ieri 3 aprile.
Ma di chi è la responsabilità di un tale ritardo? Secondo Poli, il colpevole da additare è la normativa che regola gli appalti pubblici: «Siamo in balìa di una giurisdizione che dà ampio margine di manovra alle imprese, creando disagi nel meccanismo degli appalti» argomenta. Nessuna inadempienza, quindi, da parte di Aler Bergamo: «Abbiamo fatto tutto il possibile per velocizzare l’iter – spiega – Ad esempio, per sbloccare i rapporti con la Emini abbiamo acquistato a nostre spese il materiale del cantiere (poi rivenduto), abbiamo rimosso una gru e un’auto abbandonata, abbiamo incaricato un legale per stare col fiato sul collo del curatore fallimentare. Di più non si poteva fare: non siamo un operatore privato, non possiamo decidere in base ai nostri criteri individuali bensì dobbiamo sottostare a regole che fanno dilatare i tempi in maniera assurda. Con la legge sugli appalti attualmente in vigore, di cantieri sfortunati continueremo ad averne».
Il nuovo quartiere Aler di via Carnovali conterà 90 alloggi, per un costo delle opere di ristrutturazione ammonterà a circa 6.669.000 euro, di cui sono già stati spesi € 2.838.000. Rispetto allo stanziamento originario c’è stato un rincaro dei costi di circa 1,1 milioni di euro, dovuto in parte all’adeguamento dei prezzi a seguito delle variazioni del mercato (+16% in sette anni, ben al di sotto del contemporaneo aumento dei listini, pari al 24%) e in parte alle modifiche del progetto finalizzate al miglioramento della coibentazione (che da sole ammontano a circa 250 mila euro). Il cantiere non ha subito danni o deterioramenti durante il periodo di inattività.