Carabinieri e Gdf hanno perquisito via Bellerio. Acquisiti documenti per gli investimenti in Tanzania. Indagato per truffa allo stato, riciclaggio e finanziamento illecito ai partiti il tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito oltre a Stefano Bonet e Paolo Scala. Considerato i precedenti penali di Bossi, in un paese civile sarebbe normale che si fosse già dimesso ma da noi le condanne sembrano essere un titolo di merito …
Ricordiamo che nel 94 Umberto Bossi ha riconosciuto la colpevolezza dell’amministratore del movimento Alessandro Patelli relativamente ad un finanziamento illecito (processo Enimont) ricevuto dallo stesso da parte di Carlo Sama. Dopo aver restituito integralmente la somma di 200.000.000 di lire, raccolta dagli stessi militanti leghisti, e dopo l’allontanamento dal partito di Patelli, Umberto Bossi è stato condannato con sentenza definitiva dalla Cassazione a 8 mesi di reclusione per violazione della legge sul finanziamento dei partiti, condanna definitiva.
Umberto Bossi è stato in seguito condannato in contumacia, un anno e quattro mesi di reclusione, per il reato di vilipendio alla bandiera italiana. Il Tribunale di Como concede all’imputato Umberto Bossi, il beneficio della sospensione condizionale della pena e della non menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziale. Nel 2007 la Cassazione lo ha condannato in via definitiva.
Il Sole 24 ore riferisce che:
In un comunicato il capo della Procura di Milano Edmondo Bruti Liberati scrive di ipotesi di accusa di denaro sottratto al partito. La truffa invece sarebbe legata all’uso di rimborsi elettorali e alle erogazioni concesse alla società Siram. Nella nota diffusa dal procuratore di Milano si legge che il reato di appropriazione indebita aggravata viene contestato a Belsito, Scala e Bonet «con riferimento al denaro sottratto al partito Lega nord; inoltre si procede per truffa aggravata ai danni dello Stato a carico di Belsito con riferimento alle somme ricevute a titolo di rimborso per le spese elettorali».
Infine, precisa Bruti Liberati, il reato di truffa ai danni dello Stato è contestato a Bonet e Belsito con «riferimento all’erogazione concessa dallo Stato sotto forma di credito d’imposta in favore della società Siram con sede a Milano». L’indagine di Milano è affidata all’aggiunto Alfredo Robledo, ai sostituti Roberto Pellicano e Paolo Filippini. L’inchiesta si svolge in collaborazione con i pm di Reggio Calabria e di Napoli.
Riciclaggio: Da quanto si è saputo oltre alla Guardia di Finanza i carabinieri che oggi si sono recati in via Bellerio sono quelli del Noe, il Nucleo Operativo Ecologico di Roma e con loro c’è il pm napoletano Henry John Woodcook. Per quanto concerne l’indagine degli inquirenti partenopei l’ipotesi di reato formulata è di riciclaggio.
Stretto contatto con esponenti della cosca reggina De Stefano: A quanto si è appreso l’inchiesta della procura di Napoli scaturisce dall’indagine che portò al coinvolgimento del direttore dell’Avanti! Valter Lavitola e dell’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini. Belsito, secondo l’accusa, sarebbe stato legato ad un intermediario ligure che a sua volta era in stretto contatto con esponenti della cosca De Stefano di Reggio, la più potente della città insieme a quella dei Condello.
È partendo da queste movimentazioni finanziarie che gli inquirenti milanesi sarebbero arrivati a contestare il reato di appropriazione indebita aggravata a carico di Belsito, Scala e Bonet, in relazione agli investimenti in Tanzania, passando anche per Cipro, con soldi sottratti alla Lega Nord.
La società Siram: Per quanto riguarda invece il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato, sempre a carico del tesoriere della Lega, le accuse riguarderebbero un illecito utilizzo da parte del tesoriere del partito dei rimborsi elettorali arrivati al Carroccio. Le perquisizioni hanno interessato, oltre la sede della Lega, sedi della Siram. Pequisizioni anche a Genova. Per l’ipotesi di riciclaggio, indagato è solo Bonet, secondo quanto si è appreso, per alcune sue personali movimentazioni finanziarie. Tra gli uomini d’affari, poi, e persone legate ad alcuni ambienti della criminalità organizzata calabrese ci sarebbero rapporti su cui indaga la Procura di Reggio .