Saranno oltre 70 provenienti da 15 diverse nazioni europee ed extra europee gli scienziati di 26 gruppi di ricerca che si incontrano al Mario Negri di Bergamo per fare il punto sul progetto europeo SysKid, che ha lo scopo di individuare nuove strategie diagnostiche e nuove opzioni terapeutiche per contrastare il declino della funzione renale che colpisce i pazienti affetti da diabete e ipertensione.
L’Istituto Mario Negri è stato scelto per ospitare il 2°meeting internazionale dei partecipanti a questo importante progetto quinquennale finanziato dall’Unione Europea che è partito nel gennaio del 2010.
In Europa sono oltre 50 milioni le persone che soffrono di insufficienza renale cronica causata da diabete o ipertensione. Questo numero è destinato ad aumentare nei prossimi anni dato che nel mondo i malati di diabete sono in continua crescita e che un terzo di loro sviluppa la malattia renale oltretutto spesso associata a complicanze a livello del sistema cardiovascolare.
Tuttavia se la malattia del rene viene diagnosticata a uno stadio iniziale, che è quello che riguarda la maggior parte dei pazienti, una adeguata terapia può impedirne la progressione e quindi evitare che i malati debbano ricorrere alla dialisi e al trapianto. Impedire il peggioramento della funzione renale significa inoltre ridurre il rischio delle complicanze a livello del sistema cardiovascolare.
E’ per questo motivo che la prevenzione e una diagnosi nei primi stadi della malattia sono così importanti.
Il progetto Syskid affronta il problema con un nuovo ed interessante approccio metodologico multidisciplinare – spiega Carla Zoja a capo di uno dei gruppi di lavoro del progetto europeo – Attorno a questo progetto si sono raccolte competenze scientifiche ben bilanciate e integrate: lavorano insieme clinici, statistici, epidemiologi, biologi molecolari e bioingegneri che operano sia in enti di ricerca che in università, ma anche in laboratori di aziende private. La partecipazione al progetto costituisce un’ottima opportunità di scambio di esperienze con centri di ricerca di primaria importanza.
Carla Zoja opera al Centro Anna Maria Astori, una delle due sedi bergamasche dell’Istituto Mario Negri. All’interno del progetto coordina un gruppo internazionale che ha il compito di approfondire i meccanismi alla base dello sviluppo delle nefropatie e individuare i geni e i marker biologici associati alla progressione della malattia stessa.
Il Dipartimento di Medicina Molecolare dell’Istituto Mario Negri, diretto da Ariela Benigni e di cui fa parte il team di Carla Zoja è noto a livello internazionale per i suoi studi in modelli sperimentali e nell’uomo sui meccanismi intracellulari che consentono di rallentare o addirittura di arrestare la progressione delle nefropatie.
La collaborazione al progetto SysKid – dice il coordinatore delle ricerche del Mario Negri di Bergamo, professor Giuseppe Remuzzi – ci auguriamo possa contribuire a curare i pazienti sempre più precocemente e con i nuovi approcci terapeutici che deriveranno da una migliore conoscenza dei meccanismi di sviluppo della malattia.
I partecipanti si incontreranno domenica 12 febbraio al Centro Daccò a Villa Camozzi (Ranica) per un simposio sulle tecnologie i metodi utilizzati nello studio e il 13 e 14 febbraio al Centro Anna Maria Astori al Kilometro Rosso per il meeting annuale che fa il punto dello stato di avanzamento dei lavori.