Parliamo di lavoro… con i citadini Sindacalisti, politici, assessori, economisti…. A parlare di lavoro che non si trova, o di lavoro da sfruttamento, al limite della legge, spesso si interpellano tutti tranne i diretti interessati. Questa volta, mettiamo da parte le solite “interviste ai politici” e facciamo parlare il “comune cittadino”.
Giovanni, 58 anni, moglie e un figlio studente universitario a carico, in mobilità dal 2008 causa chiusura dell’ex società dove lavorava, peregrinare da un’agenzia all’altra, unica chance dopo innumerevoli tentativi, un posto precario in un’azienda ospedaliera grazie agli avvii a selezione del collocamento. Per lui l’ancora di salvataggio è arrivata da un’azienda pubblica.
Spieghi a chi porta a casa anche 200 mila euro all’anno di reddito che cosa significa trovarsi senza lavoro a 58 anni dopo una vita come impiegato di rilievo?
“Nel leggere le inchieste sul duro mestiere di chi cerca lavoro mi sono chiesto quanti si trovino in queste situazioni. Molti, visti di persona tra società interinali e ex collocamento; e lo dicono i numeri, mensilmente aggiornati, di coloro che rimangono senza lavoro. Ma quanti si fanno sentire? E tra questi anche coloro che riescono a trovare qualche lavoro, grazie agli avvii a selezione del collocamento ex art. 16 dagli enti pubblici, che spesso si sottopongono a lavori stressanti e poco gratificanti ai quali, soprattutto tante donne, non possono rinunciare.
Un ricatto quindi….
“Negli ultimi anni, come sempre succede in periodi di crisi, la domanda di lavoro ha nettamente superato quella dell’offerta: e allora cosa succede? Chela Fiatcomincia a fare i suoi contratti a cui o accetti o ti dicono che sono costretti a chiudere, e rimani a spasso; e questo è stato solo l’inizio…….
Una prassi che fa scuola?
“Le aziende che offrono lavoro possono fare una larga selezione di candidati finché non trovano quello “perfetto” per loro, cosi mi han detto, mentre qualche anno fa, quando la situazione era opposta, avevano meno pretese e badavano più alla sostanza. Oggi ti chiedono laurea, ovviamente con esperienza, lingue, conoscenze informatiche specifiche “of corse”.
E gli enti pubblici non sono da meno…
“Gli enti pubblici, piuttosto di fare concorsi, attingono personale dai collocamenti ben sapendo che chi è li è all’ultima spiaggia: Allora, quando va bene, propongono lavori generici dove è richiesta soprattutto una grande disponibilità ad attività spesso frenetiche, anche perchè qualche ente ha cominciato a fare delle proprie selezioni, sempre a tempo determinato, per figure come quelle più qualificanti di coadiutore amministrativo, con pari profitto di coloro che prima assumevano attraverso appunto i C.p.I., noncuranti delle prerogative dell’ex art. 16”
Ma chi porta a casa redditi a 6 cifre dice che volete essere assistiti… Una volta il presidente di una nota associazione di imprenditori bergamaschi aveva detto che non è più tempo di diritto al lavoro…
“Noi abbiamo bisogno di lavorare, non di assistenza, è facile parlare quando si è pieni di soldi, noi vogliamo farlo a testa alta, ma la dignità non deve essere calpestata dall’arroganza con la quale spesso si è trattati. ..“Non cedete a dei bruti uomini che vi disprezzano e vi sfruttano, che vi dicono come vivere, cosa fare, cosa dire, cosa pensare, che vi irreggimentano, vi condizionano, vi trattano come bestie”.. diceva Chaplin ne “Il Grande Dittatore” … Quel presidente non ha bisogno del diritto al lavoro e di lavorare: tanto i servizi di cui ha bisogno se li compra, mica porta a casa 900 euro al mese…
E che dire dei cosiddetti lavori socialmente utili rivolti ai cittadini in mobilità..
“Il lavoratore in mobilità non è un cassintegrato che ancora mantiene il posto di lavoro ma un disoccupato. Spesso ha moglie e figli a carico e non è in condizione di coprire eventuali ulteriori costi di trasporto e altro a proprio carico per svolgere l.s.u. presso comuni che speculano anche su rimborso spese. Piuttosto i comuni facciano ricorso all’ex art. 16 attraverso i centri per l’impiego ed assumano le persone per lo stesso tempo in cui necessitano di l.s.u.
Ci sono disoccupati di seria A e di serie B?
“Quelli fuoriusciti dalle grande aziende, in particolare per chi è prossimo alla pensione, sono accompagnati al fatidico traguardo in deroga alle regole a cui invece devono attenersi quelli che sono espulsi da piccole aziende non protette a livello sociale. A chi è in queste condizioni non interessa il sussidio ma il ripristino della propria dignità con il rientro nell’attività lavorativa. Bisogna dare risposte se se ne ha il coraggio e volontà. Le istituzioni si attivino presso le aziende che non assumono neanche sotto pesanti incentivi, vedi Indesit, o perchè obbligati ma preferiscono pagare pesanti multe, vedi disabili”
L’Italia è ancora un Repubblica fondata sul lavoro?
“Proviamo a dare un’altro termine alla dignità sociale che dovrebbe essere propria di un lavoratore che perde il suo oggetto: il lavoro; ciò non vuol dire che deve essere garantito dallo Stato, anche se ne è un caposaldo della costituzione, ma lo stesso dovrebbe adoperarsi per crearne le condizioni. Se in passato alcuni governi garantivano il posto, altri oggi lo garantiscono a una loro ristretta casta. Io fino ad oggi il lavoro l’ho sempre ottenuto con le proprie forze e con le stesse l’ ho cercato”.
Come si vive con 800 euro al mese?
“E come si vive quando la mobilità (che sono state comunque pagate in parte dall’azienda e parte dai propri contributi) finisce? Tra annunci discriminanti, autocandidature, interinali al servizio delle aziende, e centri per l’impiego. Provi a vivere con 800 euro al mese con moglie e figlio a carico. Ma è difficile capire se non si vivono certe situazioni, con tutta la buona volontà.
E infatti per questo che schiere di assessori comunali, provinciali e regionali che si occupano di sociale (e appartengono a classi sociali elevate) fanno fatica a comprendere tutto questo…
“Ma lo dico anche ai sindacati. Io sono uno di quelli che lavoravano in una di quelle piccole aziende che chiudono; e ti sembra giusto che chi lavora in un’azienda con più impatto sociale deve avere un trattamento privilegiato soprattutto a termine carriera? Vi sembra giusto che bisogna tirar fuori migliaia di euro per essere assunti? La legge non è uguale per tutti? Anni fa il lavoratore aveva maggior rilevanza e rispetto; oggi assumere, nonostante tutti i contratti a favore dei datori di lavoro, sembra sia diventato un grosso problema”
Statalismo o liberismo?
“E’ una diatriba che non ha senso. Messa così, sa solo di diatriba ideologica. La discriminante in realtà è molto più concreta: chi appartiene alle classi sociali elevate (cioè con alti redditi, siano essi imprenditori ma anche commercianti, liberi professionisti), è ovvio che avendo i denaro a sufficienza, non hanno bisogno per i propri bisogni personali (l’azienda di loro proprietà è un altro discorso) dell’aiuto di nessuno se devono mandare il figlio a scuola, pagasi le cure mediche, comprarsi al casa o l’auto, pagare l’Iva (tanto poi la recuperano non come noi contribuenti che ce la ritroviamo), la bolletta del gas, dell’elettricità, l’assicurazione dell’auto: quindi a costoro il liberismo che pure ha fallito, va bene. Tutto gli altri invece….”.
intervista raccolta da Giuseppe Purcaro