Si è conclusa la X edizione del Festival del Cinema d’Arte con l’assegnazione delle “Mura d’oro” a vari registi. La giuria ha privilegiato opere che in qualche modo hanno osato, hanno sperimentato, hanno mescolato tecniche e generi diversi. Per la sezione ART LAB sono stati premiati “Adamha” di Mashallah Mohammadi (Iran), animazione pulita ed essenziale nel delineare l’eterno scontro tra egoismo ed altruismo; “Amourette” di Maja Gehrig (Svizzera), ancora uno scontro, stavolta tra Eros e Thanatos, vissuto metaforicamente da due manichini di legno; e infine “Metachaos” di Alessandro Bavari,un apocalittico sguardo sul futuro girato mescolando tecniche diverse, dalla camera live allo stop motion. Per la sezione CINEMA D’ARTE sono stati premiati “La classe docente va in Paradiso” di Valentina Giordano, documentario girato in B/N sulle difficoltà di quattro docenti precari, tutti idealmente motivati ma più o meno arrabbiati con le pastoie delle istituzioni; “Foradar l’instant” di Elisabet Prandi (Spagna), la cui macchina da presa ha documentato analiticamente la costruzione di una performance artistica in cui si mescolano i corpi in movimento di due ballerini, le Variazioni Goldberg di Bach e la computer grafica; e soprattutto “Salomé” di Raffaele Buranelli (foto) che insieme a Karin Proia ha riscritto la storia della principessa che danzò per Erode, contaminando generi tecniche e registri. Se le opere in concorso hanno soprattutto parlato del nostro presente, gettando un ponte verso il nostro futuro, il compito di tenere viva la memoria del nostro passato è stato invece affidato ad alcuni testimoni e protagonisti del nostro cinema e del nostro teatro, come Maria Sole Tognazzi, di cui si è già parlato, Renato Carpentieri, ospite martedì 19 luglio, e Remo Girone, ospite sabato 23, tutti e tre dispensatori di aneddoti, storie, ricordi di scena e di famiglia, insomma di un pezzo della loro e della nostra storia.