Dice un detto: o tutti o nessuno. Questo a Bergamo non vale. Giorni fa, abbiamo assistito all’esclusiva sui funerali di Yara. Le telecamere di una nota emittente locale e i fotografi di un noto quotidiano locale dentro, gli altri fuori, oltre la recinzione. Enrico Fedocci, su un editoriale di TgCom dal titolo “perché i giornalisti fuori”?, si è chiesto “Perché la volontà dei genitori non è stata rispettata fino in fondo”, lasciando tutti gli operatori fuori dalla palestra? (G.P.)
Fedocci nel suo editoriale si dice anche meravigliato della pubblicazione di un’altra immagine: quella della bara nella camera ardente dentro la cappella di Casa Serena. Lasciamo indovinare a voi lettori che l’ha pubblicata. Quella foto è stata scattata giovedì mattina, dentro la cappellina. Il parroco era presente. Chi l’ha scattata ha agito tranquillo. Quella mattina, anche altri fotografi, “di sgamo”, come si dice in gergo, hanno scattato foto nella camera ardente. Nonostante un foglio vietasse ogni tipo di ripresa, a pena di sanzioni. Il luogo era sorvegliato, anche da carabinieri. Durante la giornata, c’è stato un lungo discutere tra giornalisti e fotografi se fosse il caso di pubblicare quella foto. Poi si è deciso di non farne niente. Per non rovinare rapporti intessuti con la famiglia in questi mesi. Oppure ancora per evitare grane penali. La cosa sembrava chiusa, invece no, la foto, è stata pubblicata. In questi mesi, sul portone di ingresso della parrocchiale erano affissi cartelli che invitavano gli operatori foto cine a starsene fuori. Tranne i foto reporter di una nota casa editrice bergamasca che invece vi operavano tranquilli. Il parroco di Brembate Sopra, nei mesi scorsi, aveva stigmatizzato l’invadenza dei massmedia, arrivando anche a dire che “si facevano domande insulse” (forse scomode?) e mettendo al corrente durante un’omelia la sua condivisione circa una eventuale raccolta firme per mandar via i massmedia da Brembate (come riportato da L’Eco di Bergamo). Si erano auspicate esequie off limits alle telecamere. Invece ci sono stati i funerali “live”, riservati agli “organi di informazione che contano localmente”. Ma si sa, siamo a Bergamo!